lunedì 26 settembre 2011

Nemesis (di Mark Millar)



Nemesis

di Mark Millar

Panini Comics

104 pagine a colori, 12 euro

(Recensione inedita)



Sinossi


Il team creativo che ha realizzato il più grande evento Marvel dell’ultima decade, Mark Millar & Steve McNiven, si ricostituisce per uno degli eventi fumettistici dell’anno. Civil War? Nulla in confronto. Kick-Ass? Un semplice riscaldamento. Cosa succederebbe se il più intelligente e forte supereroe al mondo fosse malvagio? Ecco a voi Nemesis! Ha distrutto la vita di ogni ufficiale di polizia in Asia e adesso è pronto a scagliarsi contro Washington D.C. Già, la polizia non ha speranza! Violenza, terrore e geniali trovate grafiche per quello che è già un fumetto di culto. (Fonte: Panini Comics)


Commento


Da qualche tempo il mondo del fumetto supereroistico si balocca con l'idea di villains invincibili, di eroi che da buoni diventano cattivi (o psicopatici, come nel caso dell'ottimo Irredeemable, su cui torneremo).

Nemesis parte da un presupposto simile a quello dell'ottimo Wanted: nell'eterno scontro tra supereroi buoni e cattivi hanno trionfato quest'ultimi, che ora gestiscono segretamente il mondo della criminalità organizzata, senza più nessuno a contrastarli.

Nel nostro caso il villain conosciuto col nome di Nemesis è appena diventato noto come il killer più spietato e infallibile del pianeta. Si sa pochissimo di lui, si sa ancora meno delle sue eventuali affiliazioni con altri supercriminali. Ciò che invece si conosce è il suo obiettivo ultimo: portare caos e distruzione. Quale modo migliore per farlo se non uccidere i migliori commissari di Polizia di tutto il mondo?

Avendo risorse economiche, fisiche e mentali adeguate, Nemesis ha deciso di intraprendere questa crociata. Dopo aver sterminato poliziotti in Corea, Giappone, Hong Kong e altrove, il nostro “eroe” alza il tiro e punta al bersaglio grosso: Washington D.C.

Nemesis è un fumetto esagerato, a metà tra il pulp tarantiniano e gli eccessi di un film d'azione asiatico. Il sempre ottimo Mark Millar ci regala una storia iper-violenta, in cui il cattivo è più che cattivo. Ammazza spietatamente chi gli sbarra la strada, anzi fa di più: ammazza con piacere e con crudeltà tutti i suoi nemici.

Nemesis è un criminale geniale quanto il Joker (le somiglianze in effetti non sono poche), ma ancora più ripugnante nell'escogitare piani per umiliare i suoi bersagli.

Il suo alter-ego – nonché ultimo nome della sua lista nera – è il capitano Blake Morrow della Polizia di Washington D.C. Un uomo integerrimo, un poliziotto d'azione, ma anche fervente cristiano, antiabortista, che non beve, non fuma non dice parolacce e che ama la patria e la famiglia. Come potete ben immaginare ci sono mille modi in cui si può distruggere la psiche di un personaggio del genere. Ma la lotta non sarà così scontata, visto che Morrow è una sorta di ispettore Callaghan con tanto di licenza di sparare alla feccia criminale.

Colpi di scena, doppio gioco, un cattivo che è davvero cattivo... Questo è Nemesis. Immancabile se cercate qualcosa di originale, senza troppi messaggi cervellotici da regalare ai lettori, bensì solo sano divertimento.


lunedì 19 settembre 2011

Il colosso addormentato (di Samuel Marolla)



Il colosso addormentato

di Samuel Marolla

Autoproduzione

160 pagine, 0.99 euro Formato: ePub, PDF, Mobi

Link per acquistarlo

(Recensione del: 10/05/2011)


Sinossi


Fabio Angotti, archeologo e ufficiale riservista dell'esercito, viene ingaggiato dai servizi segreti militari per una missione speciale nel nord dell'Afghanistan, in una base militare italiana denominata "Campo Polifemo". In un sistema sotterraneo di grotte venuto alla luce a nord di Herat, dopo un bombardamento di "bunker buster bomb" americane, gli italiani scoprono un reperto archeologico che potrebbe cambiare la storia: un gigante di pietra alto trecento metri, e dotato di un inquietante magnetismo. Fabio Angotti si ritroverà abbandonato a sé stesso in una base sperduta fra le montagne nel nord dell'Afghanistan, perennemente sotto attacco dei Talebani, e al comando del colonnello Tam, un uomo che sembra aver perso totalmente il controllo di sé e dei propri uomini. Nemici veri e immaginari iniziano a confondersi e a rendere labile il confine fra la realtà e l'incubo. Le ombre e i sussurri nella notte si trasformano in pericoli concreti, gli Alpini divengono vittime di allucinanti mutazioni, e, infine, una bufera di neve si abbatte su Campo Polifemo, intrappolando i soldati italiani in balia di forze oscure e violentissime. E su tutto l'orrore che si scatenerà regna imperscrutabile, eterna, aliena, la mastodontica sagoma del Colosso Addormentato…


Commento


Come dite? Se parlo bene di questo romanzo è perché Samuel è un amico e un compagno di avventura nel favoloso mondo delle autoproduzioni?

Liberi di crederlo, ovviamente.

In realtà parlo bene di Samuel Marolla perché nella sua scrittura ritrovo tutti quegli elementi che appassionano la mia mente da horror-sognatore. Fantasia. Creatività. Stile chiaro, lucido e al contempo evocativo (lo paragono a quello di Keene). Richiami ai migliori film e romanzi degli anni '80/'90. Badate bene: ho detto richiami, non certo scopiazzature o sterili omaggi.

Se mi leggete da un po', sapete che prediligo sempre le buone storie rispetto alla ricerca forzosa dell'originalità. Sono un blogger pane e salame: datemi qualcosa che solletichi la mia fame da buzzurro e io vi sarò grato. Presentatevi con qualche stronzata da nouvelle cousine e vi chiuderò la porta in faccia. Semplice no?

Beh, Samuel si è sempre presentato a casa mia con dei gustosi hot-dog e con delle birre gelate. Quindi non posso che parlare bene di lui.

Il colosso addormentato fa parte di questo menù. Non starò a parlarvene nei termini consueti, vuoi perché la sinossi dice quel tanto che basta senza rovinare l'effetto sorpresa, vuoi perché non è mio intento scrivere una marchetta accompagnata dal suono di trombe.

Cosa dire allora di questa novel? Innanzitutto che diverte. Diverte e intrattiene. Poi che è ricca di richiami a storie che amo fin da quando ero un ragazzino. Leggendo Il colosso addormentato mi sono venuti in mente, tra gli altri, i seguenti titoli: La fortezza (film e libro), La cosa, Predator, Alle montagne della follia. A volte si tratta di assonanze che sfiorano appena il subcosciente, altre volte di echi voluti e ben gestiti, ossia senza pervasività eccessiva.

Il romanzo è godibilissimo, si legge tutto d'un fiato. Lo stile è cinematografico, ma non manca un certo approfondimento psicologico del protagonista principale, l'archeologo Fabio Angotti. L'horror si miscela al punto giusto con alcune strizzate d'occhio alla fantascienza, con l'effetto di ottenere un mix credibile e gustoso.

Forse Marolla avrebbe potuto concedere un maggior respiro alla seconda parte della storia, quella più action, in cui a volte dà l'impressione di correre un po' troppo. Forse si tratta di un effetto collaterale della scelta di realizzare una novel, formato a mio parere ideale per essere proposto in forma di ebook. Alcuni comprimari si fanno quindi appiattire dal succedersi dagli eventi, ma è un sacrificio che ci può stare se l'obiettivo è quello – riuscito – di mantenere alto il ritmo.

In sostanza Il colosso addormentato è un ottimo lavoro, impaginato come Dio comanda dal solito Sciamano di fiducia, e disponibile nei tre principali formati ebook, al prezzo irrisorio di 0.99 euro.

domenica 11 settembre 2011

I giganti del mare (di Yukinobu Hoshino)




I giganti del mare

di Hoshino Yukinobu

Collana J-Pop, BD edizioni

204 pagine (b/n), 9.90 euro

(Recensione del 1 ottobre 2010)






Sinossi



Yukinobu Hoshino, uno dei massimi esponenti della graphic novel giapponese, mescola fantascienza e romanzo storico in un volume che rivisita il mito di Moby Dick e degli altri leviatani, da sempre protagonisti di leggende e racconti di mare. Un'avventura ricca di pathos che è metafora senza tempo della vita dell'uomo nel suo rapporto con l’immensità della natura. I sentimenti ancestrali evocati da Hoshino si agitano sotto un disegno adulto e raffinato, che gli è valso numerosi riconoscimenti in carriera e un posto di primo piano nel panorama internazionale dei narratori per immagini. (Fonte: Feltrinelli)


Commento



Non sono un grande esperto di manga, ma da quel che ho capito Yukinobu Hoshino è un vero mito in questo campo, anche se pare sia specializzato nella fantascienza pura (se sbaglio correggetemi: ammetto la mia ignoranza in materia). Questa raccolta di cinque racconti a opera della BD edizioni si concentra però su tematiche diverse, che tangono solo in parte il genere science-fiction. Si va dal fumetto di guerra a quello d'avventura, con un paio di inframezzi orientati più sul genere horror, che non stonano nell'insieme. Il minimo comun denominatore è proprio il mare citato nel titolo.


Si parte da una sfida tra sottomarino nel bel mezzo della guerra fredda, con gli americani che mettono alla prova il loro primo u-boat a propulsione atomica, il Nautilus, cercando di attraversare i ghiacci del Polo Nord in immersione totale. A bordo del sottomarino c'è anche un ex comandante della Kriegsmarine tedesca, un uomo provato dalla guerra, e che farà di tutto per evitarne un'altra contro la pericolosa Unione Sovietica.


Il secondo racconto è anche il più breve e ambizioso del volume. Hoshino s'inventa un sequel non ufficiale di Moby Dick, con il capitano Achab naufrago sulle coste giapponesi, ancora ossessionato dalla sua nemesi personale.


Si passa poi a un'avventura horror-archeologica in Amazzonia, tra le rovine di un'antica città, forse Eldorado, che fa gola a molti ma che è difesa da un'incredibile pianta in grado di uccidere chiunque tenti di arraffare l'oro degli olmechi. Come? Non ve lo anticipo...


La quarta storia racconta di un naufragio su una sperduta isola dalle parte del Mar della Siberia, dove i superstiti delle onde scoprono una serie di laboratori sovietici abbandonati, che paiono essere stati assaltati da aggressori feroci e non umani. Dietro il tutto pare esserci un ambizioso quanto folle progetto di manipolazione genetica dell'ex URSS.


Conclude il volume un racconto che narra le gesta del V80, un sottomarino sperimentale costruito dalla Germania nazista, il più veloce e ambizioso di quegli anni. Il V80, dotato dei prodigiosi motori Walter, era in grado di toccare la velocità record di 23 nodi, ossia quasi il doppio di buona parte dei sottomarini di quel periodo. Nel racconto si ipotizza che uno dei sei V80 costruiti nel 1940 venne spedito direttamente nelle acque inglesi per colpire la flotta britannica al cuore. Questo piano coinvolge un luogo molto noto agli amanti del mistero: il lago di Loch Ness che, come vuole la leggenda, sarebbe collegato al mare aperto attraverso un enorme canale sotterraneo.


I giganti del mare soddisfa dunque gli appetiti più diversi, presentando storie ben scritte e disegnate, che difettano forse nella caratterizzazione dei personaggi, per dare la precedenza a una certa puntigliosa ricostruzione storica, tecnica e ambientale. Il volume è molto buono, prezzo compreso. Consigliatissimo a tutti gli amanti delle avventure in mare (e affini).

lunedì 5 settembre 2011

Flood - Diluvio (di Stephen Baxter)



Flood – Diluvio

Di Stephen Baxter

Aliberti Editore

489 pagine, 16 euro





Sinossi


Inverno 2016: un'altra stagione piovosa a Londra, seguita da un'umida estate. Ma questa volta succede qualcosa di molto diverso. La diga che regge le acque del Tamigi crolla, trasformando tutta la città in un immenso acquitrino. Quando l'acqua si ritira, sembra riprendere il normale corso degli eventi. Ma il livello del mare comincia ad alzarsi a una velocità spaventosa, minacciando di sommergere completamente le città costiere in meno di due anni. L'intera umanità è nel panico, i punti di riferimento svaniscono, le cose materiali perdono valore. Attraverso Lily, Helen, Gary e Piers viviamo l'esperienza di una vera alluvione e il tentativo di sopravviverle.


Commento


Ho letto Flood un paio di anni fa, in lingua originale. Finalmente qualcuno ha avuto il buon fiuto di tradurre per il mercato italiano questa piccola perla della fantascienza catastrofica.

Stephen Baxter, autore inglese piuttosto noto in patria, ripesca le nobili tradizioni della fantascienza britannica che, a cavallo tra gli anni '60 e '70, furoreggiava nell'immaginarsi mille e più modi per mettere la parola “fine” sulle sorti dell'umanità. Baxter sta però al passo coi tempi e tratta un pericolo tutt'altro che inventato o immaginario: il riscaldamento globale e il conseguente aumento del livello dei mari. Aumento che, alla lunga, potrebbe arrivare a sommerge tutto: città, alture, montagne.


Prendendosi un tempo narrativo molto ampio, Baxter parte dal 2016, anno in cui le piogge infinite e l'innalzamento dei fiumi iniziano a minacciare diverse città in tutto il mondo. Attraverso gli occhi di quattro personaggi principali, e di una dozzina di altri secondari ma ugualmente importanti, l'autore ci descrivere il lento e inesorabile inabissamento della specie umana, in un cataclisma inarrestabile e inesorabile.

Le diverse parti in cui il romanzo è diviso vengono scandite dal livello di innalzamento delle acque marine:


2016: 1-5 metri sopra il livello del mare.

2017-2024: 5-80 metri sopra il livello del mare.

2025-2035: 200-800 metri sopra il livello del mare.

2035-2041: 800-1800 metri sopra il livello del mare.

2041-2052: 1800-8800 metri sopra il livello del mare.


Nota di demerito per Aliberti Editore, che non ha riportato le utilissime carte geografiche inserite nell'edizione originale. Domanda stupida: perché risparmiare su cinque disegni in bianco e nero?


I protagonisti, in fuga per anni da un evento che non dà scampo a niente e nessuno, fanno da testimoni di questo cataclisma epocale. Dapprima scappando da una Londra destinata all'oblio, passando poi per una New York trasformata in una sorta di Venezia moderna, quindi, sempre con meno opzioni di fuga, in Perù, dove un ricco miliardario ha costruito un'utopistica città sulle Ande. Ma nulla può fermare l'innalzamento delle acque, così non resta loro che imbarcarsi su Arca 3, una transatlantico progettato per restare autonomamente in mare per anni.

Baxter non si limita a descrivere l'esodo dei suoi disperati personaggi. Grazie al ruolo importante di alcuni di essi, riesce a descrivere ciò che accade un po' ovunque, tratteggiando brevi ma precisi dipinti del mondo che scompare: dagli Stati Uniti ridotti ai soli stati delle Montagne Rocciose, all'Australia completamente sommersa, passando per il Tibet, preda ambita da cinesi, russi e indiani, pronti a scatenare una guerra nucleare per impossessarsi delle preziose alture.


Mentre nella prima metà del romanzo è tutto sommato possibile immaginarsi l'inizio di tale cataclisma (a cui inizialmente i Governi sembrano poter porre qualche riparo), dal 2035 in poi tutto cambia in modo talmente radicale da permettere a Baxter di tratteggiare un nuovo, spaventoso mondo. Nuovo e di breve durata, si capisce.

Assistiamo dunque alla nascita e alla distruzione di un stato tibetano-maoista che pratica il cannibalismo sistematico. Possiamo visitare l'isola di Nuova Ginevra, ultimo brandello di Europa emersa. Vedremo anche le bidonville e le colonie-zattere che nascono e muoiono sulle spiagge delle città andine, sorvegliate dalle milizie armate dei miliardari che hanno comprato e fortificato i loro “ultimi rifugi”. Viaggeremo su Arca 3, la nave che trasporta i nostri eroi in cerca di una terraferma che, anno dopo anno, non esiste più.

Il senso di inesorabilità, di mancanza di speranza, è talmente ben reso dalla scrittura che pare di sentire le acque del mare lambire i nostri piedi, pagina dopo pagina.


Dentro le vicende macroscopiche Baxter riesce comunque a tratteggiare caratteri, storie e personalità di almeno una decina di personaggi memorabili. Ciascuno ha il suo modo di affrontare quella parola che solo alla fine del romanzo lo scrittore ha l'ardire di palesare: estinzione. C'è chi, come l'ex colonnello Piers, cercherà una parvenza di ordine anche nel caos dilagante. Oppure Gary, il meteorologo che sogna la rinascita dell'intero pianeta, in una sorta di nuovo Cretaceo in cui nessun essere umano potrà più sopravvivere. O, ancora, Nathan, il magnate delle tecnologia che non risparierà alcuno sforzo pur di difendere quella che considera “la sua gente”. Un po' salvatore e un po' dittatore.

Un libro memorabile, triste e al contempo poetico.

Poetico come l'ultima pietra dell'Everest che emerge dalle acque dell'unico oceano globale, alla fine del romanzo.

lunedì 29 agosto 2011

Black Hand Gang (di Pat Kelleher)



Black Hand Gang

Di Pat Kelleher

Edizioni Abbadon Books

336 pagine, 7.99 Sterline

(recensione inedita)




Sinossi


Grande Guerra, fronte delle Somme. Un battaglione di fanti inglesi, comprensivo di un aereo da ricognizione e di un tank sperimentale, incappa in un incredibile e inspiegabile fenomeno fisico che lo catapulta in un mondo alieno e sconosciuto.

Tra vegetazione selvaggia, predatori famelici e una razza senziente di insettoidi, i soldati di Sua Maestà si troveranno sottoposti a una serie di durissime prove di sopravvivenza, cercando al contempo di capire dove sono finiti e se c'è un modo di tornare a casa.

Senza dimenticare che tra gli ufficiali del battaglione si nasconde un oscuro praticante di magia nera che vede in tutto ciò un'occasione imperdibile per incrementare le sue conoscenze delle arti oscure...


Commento


Alieni versus fanti inglesi della Grande Guerra: round uno.

Questa potrebbe essere la descrizione minimale eppure azzeccata di Black Hand Gang, primo volume della saga No man's world, scritta da Pat Kelleher. Quelli bravi la definiscono una saga di planetary romance, ma sfido molti di voi a spiegare cosa significa. Per scendere a un livello meno accademico direi che siamo dalle parti della fantascienza retrò – quella coi bug eyed monsters – e il dieselpunk. Della prima abbiamo (appunto) i mostri: alieni, brutti, cattivi e affamati. Del dieselpunk non mancano invece i riferimenti storici e “bullonari”, compresi i tanto amati lanciafiamme, i tank e i primi aerei da caccia, che vennero utilizzati per la prima volta a livello industriale durante la WW1.


Kelleher è un narratore molto lineare, dotato di uno stile scorrevole e pulito, senza fronzoli particolari, in grado di dosare il giusto infodump (soprattutto a inizio romanzo) e di caratterizzare il mondo alieno in modo riuscito e godibilissimo.

Black Hand Gang contiene alcuni stereotipi della fantascienza militare, ma non li lascia mai andare a inutili machismi o a gratuite trovate da soldatino eroico tutto patria e cameratismo. Il punto di vista narrativo è bipolare. Quello primario appartiene al soldato semplice Tommy Atkins, un personaggio forse un tantino monocorde ma non eccessivamente stereotipato. Quello secondario è invece affidato all'antieroe del libro, nonché la figura più azzeccata del medesimo, vale a dire il tenente Gilbert Jeffries, praticamente di magia nera e depositario di segreti oscuri che l'autore ci rivela con la dovuta cautela.

La curiosità che balza subito all'occhio degli esperti è il modo in cui il battaglione inglese viene teletrasportato in massa su un mondo alieno, evento che ricorda molto quello che si trova nelle primissime pagine de La Legione Perduta di Harry Turtledove, primo capitolo di una saga fantasy famosissima, Videssos.

A parte questo dettaglio Black Hand Gang è un libro di piacevolissimo intrattenimento, fantascienza e avventura saldate in un romanzo che regala qualche ora di assoluto divertimento. Roba che sugli scaffali italiani dedicati alla sci-fi non vediamo da anni, visto e considerato che volumi come questi vengono snobbati dai nostri amati signori editori.

lunedì 22 agosto 2011

Il 36° Giusto (di Claudio Vergnani)




Il 36° Giusto


Di Claudio Vergnani


Gargoyle editore


536 pagine, 16 euro


(Recensione del 30/08/2010)




Sinossi


Pensavamo di aver smesso di uccidere i vampiri, ma abbiamo ricominciato a farlo. Ora che e' accaduto quel che e' accaduto, e' quasi un mestiere.

Non devi piu' nasconderti per cacciarli.

Sono reietti, emarginati, abbandonati dai loro stessi Maestri.

Le retrovie di un esercito allo sbando.

Non c’e' posto per loro. Ma nemmeno per noi. E la loro presenza giustifica in qualche modo la nostra.

La loro mancanza di un futuro si intreccia con la consapevolezza della nostra quotidianita' di speranza, e le loro azioni prive di un fine si sovrappongono al nostro gesticolare che e' ormai soltanto uno stanco, sfiduciato reagire senz’anima.

Loro e noi. I vampiri e i cacciatori.

Una battaglia senza onore né gloria tra disperati, dove in mezzo stanno le prede innocenti. E forse c’e' piu' colpa in noi, che possiamo scegliere, che in loro, schiavi di una sete che non possono spegnere.

Loro sono assassini nati, noi l’estrema difesa, sempre sull’orlo dello sfascio. Ma in qualche modo ambiguo e discorde, nell’inconsapevolezza innocente dei semplici, siamo anche il fioco brillare di una speranza di un imprevedibile, brevissimo, insperato momento di giustizia.

(Quarta di copertina)


Commento


So che qualcuno di voi reputa ipocrita recensire alcuni autori italiani e altri no. Io, semplicemente, me ne frego e lo faccio solo quanto lo ritengo opportuno.

Claudio Vergnani è uno scrittore. Che sia italiano, inglese, lituano o vietnamita è un dettaglio marginale. Scrive bene, ha fantasia, proprietà di linguaggio e duttilità. Lo reputo, senza giri di parole, una delle migliori new entry dell'ultimo decennio.

Voi tutti sapete quanto ho adorato il suo romanzo d'esordio, Il 18° vampiro. Leggere il suo seguito è stata un'esperienza altrettanto gratificante, seppure diversa. E in questo c'è anche il mio rinnovato interesse per Claudio: sarebbe stato semplice ricalcare il suo primo romanzo, un successo a tutti gli effetti, effettuando solo qualche piccolo cambiamento. Forse sarebbe stato anche più semplice: i lettori-fan vogliono continuità, non dinamismo. Mi perdoneranno, ma è così.

Vergnani ha invece preso una saccocciata di coraggio è ha impostato Il 36° giusto in modo alquanto diverso, pur seguendo il senso di stretta continuità cronologica del libro d'esordio. È così che ritroviamo buona parte dei vecchi protagonisti, in primis Vergy e Claudio, calati però in un contesto diverso, che sorprende, spiazza e affascina.

Il 36° giusto è innanzitutto strutturato in tre-quattro parti strettamente legate l'un l'altra, eppure a sé stanti. Come se fossero dei racconti – meglio ancora delle novel – autoconclusivi eppure concatenati da un filo d'Arianna non invasivo, ma vincolante. Ciò permette di usufruire del libro, se questo è il termine giusto, come meglio preferite. Potete leggerlo tutto d'un fiato, oppure leggerne una parte, fare una pausa e poi tornarci a bomba.

Di solito non commento la struttura dei romanzi ma in questo caso mi pareva giusto farlo. Beh... l'ho fatto. Andiamo oltre.

Il contesto in cui Claudio ci porta lo si può dedurre dalla (non)sinossi di inizio articolo. I vampiri che alla fine del primo libro hanno compiuto una discreta strage nel modenese si sono ritirati nei loro rifugi, lasciandosi dietro solo i più stupidi e gli inetti, creature più simili a zombie romeriani che non ai fascinosi non morti di Anne Rice. Gli umani, e le autorità con loro, hanno fatto però in fretta ad accettare la nuova realtà. I vampiri esistono davvero? Okay, ne prendiamo atto. Spazziamoli via, prima che decidano di ciucciarci come Calippi. A dire il vero questi mostri reietti e derelitti non sono nemmeno difficili da (ri)ammazzare, non con la luce del giorno. Ed è così che Vergy e Claudio, i due antieroi più antieroi della storia dell'horror, trovano un nuovo lavoro - alle dipendenze! -, gli ammazzavampiri a cottimo.

Avete presente Van Helsing? Ecco: dimenticatevelo. Non ha NULLA da spartire coi protagonisti di questo romanzo. In primis perché i nostri sono dei disperati, dei nullatenenti, disillusi dalla vita e spinti solo dalla necessità di far qualcosa, non dall'etica o dalla morale. Almeno in apparenza. In secondo luogo perché ammazzare vampiri non ha davvero nulla di romantico. Vuol dire affondare i gomiti nel sangue, nella merda, strappare teste e far saltare carcasse ambulanti.

Ed è questo che Vergy, Claudio (ma poi anche Gabriele e altre ottime new entry) fanno per buona parte del romanzo. Manca forse un intreccio thrilleristico, che faceva da struttura portante de Il 18°vampiro. Eppure, leggendo tra le righe, si capisce che l'autore utilizza questo seguito per costruirne una più solida e complessa che, prendetela come un'anticipazione in anteprima, andrà a formare il terzo e ultimo capitolo della saga.

Vergnani dà il meglio di sé nei dialoghi, spassosi, crudi, divertentissimi e al contempo spietati. Ricordo a fatica un altro autore che riesce a ricamare con raffinatezza delle conversazione dense di torpiloqui, insulti e parolacce. Per me questa è arte, non si discute. Al contempo, quando si deve calcare la mano sull'aspetto horror, l'autore lo fa in modo brutale, rischiando più volte di causare nausea e brividi ai lettori. Metteteci infine, ma non per importanza, alcune considerazioni serissime sulla vita e sulla nostra “bella” società, disseminate con sapienza qua e là, senza mai apparire demagogiche o moralistiche, e quel che ne ricaverete è un romanzo imprescindibile, se volete parlare, discure e dibattere sul futuro della narrativa di genere in questo sfigatissimo paese.


mercoledì 17 agosto 2011

The Rising: Selected scenes from the End of the World



The Rising: Selected scenes from the end of the World

Di Brian Keene

Edizioni Delirium Books (in lingua inglese)

212 pagine, 12.20 dollari

(recensione del 23/07/2010)



Sinossi


The Rising e il suo seguito, City of the Dead, hanno rivitalizzato la narrativa horror, regalando ai fan del sottofilone zombie una nuova saga da celebrare. Questa antologia di racconti brevi getta uno sguardo molto più ampio sul mondo apocalittico immaginato dal geniale Brian Keene.

Selected scenes from the end of the World (d'ora in poi SSEW) contiene 32 storie basate sugli eventi narrati nel celebre dittico keeniano. Si va dai primissimi istanti in cui l'invasione dei Siqqusim (gli spiriti demoniaci che trasformano la gente e gli animali in mostri antropofagi) ha inizio, fino ad arrivare alla vera e propria fine dei giorni, quando altre creature infernali, perfino peggiori dei Siqqusim stessi, varcheranno le porte per il nostro mondo, distruggendolo del tutto.

Un tour dell'orrore che va dagli Stati Uniti all'Australia, dall'Inghilterra alla Norvegia.

Commento


SSEW è in parte un'opera furbetta, che sfrutta il successo del dittico più famoso in tema di zombie e apocalissi horror. Due soli romanzi, secondo gli standard odierni, sono davvero pochi, quindi questa antologia va a sfruttare una nicchia di mercato che senz'altro ha ancora molto spazio libero.

Ciò nonostante Keene approfitta dell'occasione per spaziare nella sua ambientazione più riuscita, senza più porsi vincoli temporali o geografici, che gli erano invece imposti in The Rising e City of the Dead. Risulta particolarmente riuscita la scelta di ripartire i 32 racconti brevi su un asse di tempo che va dai primi momenti dell'invasione Siqqusim al giorno in cui essi diventano i padroni incontrastati di una terra morente e irriconoscibile.

L'inizio, va detto, è piuttosto fiacco. I primi tre-quattro racconti non sono nulla di che, esercizi di stile poco soddisfacenti. Poi, quando il dilagare degli zombie demoniaci è oramai palese, Keene schiocca le dita delle mani e inizia a buttar giù storie di grande impatto emotivo. Come sempre lo scrittore statunitense è grandioso nell'amalgamare horror puro, cinematografico, a momenti di intensa umanità, ma inseriti in modo così naturale e spontaneo da non sembrare mai forzati.

Chi cerca storie a lieto fino può tranquillamente evitare l'acquisto di SSEW. Keene non ci pensa nemmeno a regalare qualche speranza ai lettori. Il lusso massimo che è concesso ai suoi personaggi è quello di morire con dignità, senza essere posseduti dai Siqqusim e da essi obbligati a divorare parenti e amici.

Qui parliamo di fine del mondo e fine del mondo è. Nessuna titubanza nel distruggere tutto e nel massacrare chiunque, da un capo all'altro del pianeta.

Se più o meno a metà dell'antologia ravvisiamo un nuovo momento di down, non c'è da preoccuparsi. Dura il tempo di un racconto o due, poi la gloriosa marcia funebre riprende alla grande.

Tra l'altro Keene sfrutta SSEW per regalarci qualche informazione supplettiva riguardo a ciò che accadrà dopo che i Siqqusim ci avranno distrutto. Come già accennato in City of the Dead, i demoni antropofagi non sono altro che le avanguardie di alcuni loro “cugini”, gli Elilum e i Teraphim, incaricati a loro volta di possedere e distruggere il regno vegetale e quello degli insetti. Per poi muoversi oltre.

Solo citati nel dittico di romanzi, Elilum e Teraphim fanno capolino in SSEW regalandoci quelli che sono forse i due migliori racconti dell'antologia.

Per chi conoscere anche gli altri lavori di Keene ci sono ulteriori regali: agganci, rimandi e strizzate d'occhio a The conqueror worms, Ghoul e Dark hollow.

In sostanza: un'antologia non imprescindibile, ma valida, solida e realizzata con molta professionalità e mestiere.