lunedì 14 novembre 2011

La materia oscura (di Michelle Paver)



La materia oscura

di Michelle Paver

Giano Editore

288 pagine, 16.50 euro

(recensione del 20/07/2011)



Sinossi


Gennaio 1937. Su Londra soffiano già i venti della guerra che scoppierà meno di tre anni dopo. Jack Miller ha 28 anni e una laurea in fisica, ma è oppresso dalla mancanza di denaro, vittima di un carattere inquieto e solitario e deciso a cambiare completamente la sua vita. Così, quando gli viene offerta la possibilità di lavorare come operatore radio in una spedizione nell'Artico, accetta senza indugi.

La nave salpa dalla Norvegia con destinazione Gruhuken, un'isola disabitata nell'arcipelago delle Svalbard: quattro uomini e 8 cani husky vanno incontro entusiasti al Mare di Barents sotto la luce del sole di mezzanotte.

Jack non socializza con i compagni, degli snob inglesi spinti soltanto dalle chimere dell'avventura; e in più detesta i cani. Ma non ha nemmeno il tempo per simili riflessioni, poiché il viaggio si rivela fin da subito sovrastato da cattivi auspici: uno dei partecipanti si rompe una gamba cadendo sulla nave ed è costretto a lasciare la spedizione e ritornare in patria. E quando finalmente la spedizione raggiunge la baia dove gli uomini dovranno accamparsi per un intero anno, i due compagni rimasti vengono colpiti da malattie e sono costretti ad abbandonare anch'essi l'isola e tornare alla civiltà. Rimasto solo, Jack potrebbe decidere di partire anche lui, ma sceglie di rimanere, per non vanificare gli scopi scientifici della spedizione.

Solo nella distesa artica, al buio dell'interminabile notte polare, durante la quale nessuno può lasciare o raggiungere l'arcipelago, Jack trascorre i primi giorni determinato a portare a termine quello per cui è partito.

All'inizio sono solo vaghe sensazioni, fruscii che arrivano in maniera quasi impercettibile all'udito, macchie che balenano davanti agli occhi. Poi non appena il buio si fa più fitto, i fruscii diventano voci distinte e le macchie si mutano in ombre dai contorni netti. Allucinazioni? Brutti scherzi di una prolungata solitudine? Fantasmi prodotti dalla mente? Oppure l'isola è sotto la minaccia di una Materia Oscura? Un'Entità terribile e vendicativa?


Commento


Ottimo.
Questo romanzo è ottimo.

La materia oscura, pescato a caso e opera di un'autrice a me sconosciuta, si è rivelata una delle migliori letture degli ultimi mesi. Un ritorno alle storie di avventura e di orrore, alla atmosfere delle ghost story dei bei tempi, aggiornate però a un linguaggio scorrevole, moderno e non pomposo (per quanto affascinante, si capisce) dei grandi vecchi, Poe e Lovecraft in primis.

Michelle Paver si affida a un genere consolidato, rafforzando quella che è una mia convinzione da lungo tempo: l'originalità non è un elemento essenziale per produrre buona narrativa. Le sono preferibili doti quali lo stile, la padronanza della lingua, lo sviluppo dei personaggi e dell'intreccio.

Di certo La materia oscura parte da due privilegiati punti fermi: le atmosfere retrò (siamo nel 1937) e l'ambientazione artica, che rieccheggia sempre di capolavori quali The Thing e At the mountains of madness. Giusto per non sbagliare l'autrice ci infila anche qualche vago richiamo a Il richiamo della foresta e il gioco è fatto.

Il romanzo parte dai presupposti tipici delle storie d'avventura old style, salvo poi ripiegare sull'horror psicologico, giocando sul sottile filo tra pazzia umana, dovuta alla solitudine e a una mente complessa e al contempo fragile (quella del protagonista, Jack Miller) e svolta soprannaturale della storia. Alla fine l'autrice ci dà tutti gli elementi per optare per questa seconda spiegazione, anche se in fondo in fondo rimane sempre qualche perplessità riguardo alla reale natura dell'essere che infesta l'ex stazione mineraria di Gruhuken.


Tutto ciò che sta nel mezzo è godibilissimo. La Paver è abile nel descrivere il senso di solitudine, unito a quello di inquietante bellezza, che un luogo remoto e “alieno” come l'Artico evocare nella mente di qualsiasi uomo. Poi, quando inizia il sottile e perfetto cambio di registro, dall'avventuroso all'orrorifico, l'autrice riesce a trasformare ogni ombra nel sospetto di una presenza spettrale, ogni rumore in un brivido, ogni piccolo incidente nel sospetto di qualcosa che si muove nell'oscurità.

Ovviamente il meglio del meglio inizia quando Jack rimane isolato per settimane nella stazione di Gruhuken. Il nostro “eroe” è combattuto tra la voglia di filarsela via da un posto che sembra sempre meno ospitale e tra la volontà di dimostrare al suo nuovo amico Gus, ricoverato nel più vicino presidio medico a causa di un'appendicite, di meritarsi la sua stima. È proprio il rapporto strano, in parte morboso, che Jack nutre per Gus a spingerlo a sfidare i misteri di Gruhuken e gli spettri che (probabilmente) abitano quel luogo.

Ottima anche la costruzione psicologica del protagonista che, narrando in forma diaristica, non ci risparmia nulla della sua attrazione crescente per Gus e quindi della sua antipatia per il terzo membro della spedizione, che pure non ha né colpe né meriti particolari nella vicenda, se non quello di fungere appunto da “incomodo”.

Ma le elucubrazioni umane e sentimentali di Jack Miller vengono presto annichilite quando entra in gioco la Materia Oscura che abita quel remoto angolo dell'Artico. Da lì in poi è solo terrore, giù giù fino al tragico e malinconico finale.

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