martedì 2 agosto 2011

The Twelve (di J.M. Staczynki e Chris Weston)



The Twelve

di J.M. Staczynski e Chris Weston

Panini Comics

144 pagine, 13 euro

(Recensione del 19/03/09)



Sinossi


Anche se sotto il nome originario di Timely Comics, la Marvel era in attività fin dagli anni '40. Proprio di quel periodo è la creazione di Capitan America e di Namor, ma anche di una pletora di personaggi minori. Questi ultimi, però, a differenza dei personaggi sopra citati, si sono poi persi nelle nebbie del tempo, non riuscendo più a trovare una loro ragion d’essere durante il declino della prima generazione di supereroi, e rimanendo tagliati fuori dall’Universo Marvel. Fino ad oggi.

Catturati da un gruppo di nazisti durante le ultime battute della Seconda Guerra Mondiale e posti in animazione sospesa, dodici di essi vengono abbandonati a se stessi per lunghi decenni. Passati più di sessant’anni, la loro cripta viene accidentalmente scoperta ai giorni nostri, e l’esercito degli Stati Uniti decide di risvegliarli per farne i perfetti eroi americani nella sconquassata realtà post Civil War. Ma dagli anni '40 ad oggi l’America è cambiata non poco, e con questo si dovrà fare i conti.

(fonte: http://www.comicus.it/)


Commento


The Twelve rientra di diritto in quella serie di prodotti Marvel destinati a un pubblico maturo, non desideroso di vedere solo supereroi che si menano tra di loro con la più banale delle scuse.

I dodici protagonisti di questa saga sono anacronistici, retrò, fuori dall'ordinario (se di ordinario si può parlare, trattandosi comunque della Marvel) e decisamente molto tristi e malinconici. Non potrebbe essere altrimenti, visto che si sono risvegliati da un sonno criogenico che li ha catapultati dal 1945 al 2008: due epoche così vicine, eppure così diverse, da risultare quasi aliene ai supereroi venuti dal passato.

Al disagio di trovarsi in un mondo nuovo (forse nemmeno migliore), si aggiunge lo shock di aver perso ogni persona cara conosciuta in passato: amici, parenti, compagni. E, in quell'unico caso in cui c'è ancora qualcuno vivo a incontrare uno dei dodici, le cose non vanno affatto come previsto.

Tagliati fuori dalla loro vecchia vita, i dodici reagiranno dapprima come gruppo, accettando di tornare a lavorare per il governo statunitense, per poi pian piano subire, ognuno a suo modo, l'impatto con la loro nuova esistenza.

Staczynski è bravo nel dare spazio individuale a ciascuno dei dodici, creando così una serie di sottotrame quasi tutte riuscite e molto profonde dal lato umano. Abbiamo così Captain Wonder, che richiama il più noto Cap. America, senza però averne il positivo patriottismo che gli fa superare ogni avversità. Ritrovarsi senza moglie e senza figli (morti, come scoprirà, in “un posto chiamato Vietnam”) lo rendono apatico e infelice, al punto di non sapersi adattare alla sua nuova vita.

Oppure Excello, dotato di sensi straordinariamente sviluppati e di un'intelligenza sopraffina, ma incapace di sopportare il caos generato da quello che per lui è il mondo del futuro, della fantascienza così come era concepita negli anni '40.

O, ancora, Dynamic Man, colui che tra i dodici più si troverà meglio nel rivestire nuovamente i panni del supereroe, anche se, come lui stesso ammetterà, il suo perenne stare in azione è una forma di autodifesa per non impazzire al pensiero di ciò che è successo a tutti loro.

La storia più commuovente è forse quella di Rockman, il gigante buono, convinto di essere il Re di un regno sotterraneo che prima o poi ritroverà. Al contrario, come i lettori scopriranno, la sua storia è assai più tragica e realistica di quanto lui pensa.

Oltre alle storie personali di ciascuno dei dodici, Staczynski riesce a sottolineare le grandi differenze tra ciò che si pensava potesse diventare “il mondo del futuro”, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, e ciò che è invece diventato nella realtà. Molti sogni sono rimasti tali, e le speranze del passato sono andate in una buona parte disilluse.

The Twelve ci mette dunque davanti a uno specchio: quale era il mondo che i nostri nonni hanno cercato di costruire con sangue e sudore, e in che modo abbiamo tradito i loro ideali?


In sostanza si tratta dunque di un prodotto di buona qualità, per certi versi sofisticato, di certo da non intendersi come solo e semplice divertimento. La caratterizzazione dei personaggi è riuscita e credibile, visto che sono quanto di più lontano esiste rispetto ai variopinti e stereotipati eroi in calzamaglia proposti agli albori della Marvel-Timely Comics.

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