Ucciderò Mefisto
di Valter Binaghi
Perdisa Editore
128 pagine, 9 euro
Sinossi
Un noto scrittore uccide il suo psicanalista e poi
si lascia arrestare senza opporre resistenza. I motivi di tale gesto
paiono imputabili al recente suicidio della moglie, che aveva da poco
perso il bambino che aveva in grembo. Ma quali sono le cause reali
che hanno causato questa spirale di morte? A un arcigno commissario
spetta il compito di scavare in un caso che potrebbe non essere
imputabile unicamente al solito raptus di follia.
Commento
Valter Binaghi è
un signor scrittore. Uno dei migliori che abbiamo in Italia, anche se
probabilmente non ne avrete sentito molto parlare. Questo perché
non è – ne si atteggia – a personaggio. Eppure dalla sua
penna è nato un capolavoro, I tre giorni all'Inferno
di Ivano Bonetti, cronista padano, che io farei leggere di
default a chiunque si voglia occupare di scrittura, di genere e non.
Se dovessi paragonare Binaghi a un autore noto a tutti, sceglierei
senz'ombra di dubbio Tullio Avoledo.
Questo Ucciderò
Mefisto è un romanzo breve molto più lineare
rispetto ad altri suoi lavori. Eppure rivela chiavi di lettura
multiple che debordano dalla storia – una semplice trama
investigativa – per prendere in esame la vita, il destino, la fama,
l'editoria e altri aspetti ancora.
Se la storia, pur scritta
bene, non rivela particolare originalità, è nelle
sfumature che Binaghi dà il meglio di sé. Per gli
addetti ai lavori (leggasi: scrittori) c'è una disamina
impietosa e lucidissima dell'ambiente. Editori che mercificano
all'eccesso, disinteressandosi di contenuti, idee e umanità,
curatori d'immagine che trasformano gli autori in prodotti, e i loro
libri in semplici corollari. Ma anche giovani aspiranti scrittori
incarogniti, pronti a vendersi l'anima pur di pubblicare mille copie
di un libro che magari non calcolerà nessuno. E via elencando.
Un'esposizione chiara e semplice dei fatti, edulcorati (o quasi)
dalle opinioni.
Per tutti gli altri
lettori resta la storia, che sfiora appena il simbolismo esoterico,
affonda nella psicologia e nel destino e nella predestinazione. E
nell'amore, off course.
Ottima la
caratterizzazione dei personaggi, commissario compreso. Quest'ultimo
gioca volontariamente tra gli stereotipi, interrogandosi sul come
agirebbero i suoi controaltari librari, da Montalbano a Poirot.
Metanarrativa leggera e intelligente.
In sostanza Ucciderò
Mefisto è un libricino che vale senz'altro i nove euro del
prezzo di copertina. Aspettando che Binaghi torni a proporci un altro
capolavoro più lungo, argomentato e geniale.
Una nota finale
Non so se dalla
recensione si è capito, ma sono rimasto molto colpito dalle
riflessioni inserite dall'autore nel bel mezzo di una semplice storia
tinta di giallo. Non si tratta certo di un'epifania, perché in
fondo sono cose che chi bazzica il mondo della scrittura sa o almeno
percepisce da sempre. Però trovarle espresse con così
solida chiarezza fa davvero riflettere.
I grandi editori non
vendono più libri, ma personaggi (un tempo chiamati scrittori)
che costruiscono un'immagine proponibile a livello mediatico. Le
stesse idee propugnate dai libri sono spesso sagomate su specifici
target di lettori, ma non in modo spontaneo (del tipo: gli autori di
fantascienza si rivolgono naturalmente ai medesimi appassionati),
bensì artefacendo la realtà e sfruttando i trend del
momento, oppure calcando la mano sui fatti di cronaca (i famosi
instant book).
Chiudo con una
semi-citazione da Ucciderò Mefisto: a chi importa più
investire sui libri, che possono condizionare il pensiero di
diecimila persone (quando va bene), mentre la televisione ne
condiziona milioni con un decimo dello sforzo intellettivo?
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