Giant Monster
di Steve Niles e Nat
Jones
Magic Press
96 pagine a colori, 9.50
euro
(recensione inedita)
Sinossi
L'anno è il 2013 e
il colonnello Don Maggert è il primo astronauta a compiere un
viaggio nello spazio da solo, senza equipaggio d'accompagnamento, né
ausiliari. Mentre è il procinto di tornare, in diretta con gli
schermi della NASA viene assalito da un parassita che lo trasforma in
un mostro carnivoro affamato e inarrestabile. L'esercito è
incapace di opporsi e l'unica soluzione sembra un sepolto robot
nazista della Seconda Guerra mondiale!!!
Commento
Steve Niles è una
delle penne che garantiscono sicurezza, quando si parla di graphic
novel.
In questo caso affronta
una storia autoconclusiva, che di per sé è una rarità
e un merito, lanciandosi col socio Nat Jones in una trama che
garantisce puro divertimento, mischiato a suggestioni intergenere,
che pescano dalla fantascienza degli anni '50-'60, ai b-movie horror,
spennellando il tutto con un po' di dieselpunk e un pizzico di
cospirazionismo.
La storia del colonnello
Maggert è semplice e per questo funziona: un astronauta in
crisi familiare, viene lanciato nello spazio da solo, o meglio, solo
coi suoi pensieri. Un parassita alieno penetra nella nave e lo
infetta, trasformandolo in una creatura mostruosa e antropofaga.
Una volta precipitato
sulla terra inizia a nutrirsi. Ogni volta che mangia cresce di
dimensioni, fino a diventare un gigante invincibile, in procinto di
distruggere intere città.
Un generale dell'esercito
degli USA ha la bella pensata di rivolgersi a un anziano e geniale
scienziato, prigioniero degli States fin dal secondo dopoguerra. Si
tratta di una sorta di Tony Stark nazista, che nel frattempo ha
perfezionato la creazione di un robot a intelligenza artificiale.
Progetto a cui stava lavorando nel 1945, da bambino prodigio, e che
avrebbe dovuto garantire la vittoria a Hitler.
La trama è pulp
come si intuisce da questo breve sunto.
Maggert è il
tipico mostro con vaghe reminiscenze della sua vita da umano.
Reminiscenze che però si rivolteranno contro tutti i cliché
del genere, con gran godimento del lettore.
Interessante la combine
tra il genere Kaiju, termine che indica i mostri giganti a la
Godzilla, e quello zombesco/mutante. Taggart è infatti un
mutante antropofago, solo che le sue dimensioni crescono fino a
diventare quelle di un grattacielo!
Ci sono alcune scene che
rimangono impresse, come per esempio il ritorno della cosa-Taggart
sulla terra, nel bel mezzo dell'oceano, dove si trova impegnato in
un'epocale lotta con un nutritissimo branco di squali.
La resa grafica di Jones
e Niles è molto buona. Giant Monster è una
graphic novel decisamente colorata, sanguigna, con disegni nitidi,
chiari, gradevoli. C'è spazio per lo splatter e per il pulp.
Non manca una vena ironica, né un finale che, oltre a essere
definitivo, soddisferà i lettori poco propensi alle trovate
hollywoodiane degli ultimi anni, riassumibili con lo stucchevole
motto “in fondo in fondo siamo tutti buoni”.
Una buona lettura che dà
quel che promette.
E le letture che danno quanto promettono sono le migliori ;) Me lo procuro subito! (Quanto bello è il pulp?)
RispondiEliminaHo avuto modo di leggerlo a scrocco in una fumetteria italiana prima della mia partenza.
RispondiEliminaDecisamente molto ben fatto e soprattutto divertente nei punti giusti. La scelta di colori pure è molto azzecata (con tonalità pesanti, come il cielo e il male color verde petrolio, più il rosso muscolare e sanguigno di Maggert e il nero intaccato e sporco del mecha nazista). Se avrò tempo e soldi mi piacerebbe recuperarlo.