lunedì 28 novembre 2011
L'alba degli zombie (di D.Arona, S.Pascarella e G.Santoro)
martedì 22 novembre 2011
Giant Monster (di Steve Niles e Nat Jones)
giovedì 17 novembre 2011
La porta di Atlantide (di Giulio Leoni)
lunedì 14 novembre 2011
La materia oscura (di Michelle Paver)
Gennaio 1937. Su Londra soffiano già i venti della guerra che scoppierà meno di tre anni dopo. Jack Miller ha 28 anni e una laurea in fisica, ma è oppresso dalla mancanza di denaro, vittima di un carattere inquieto e solitario e deciso a cambiare completamente la sua vita. Così, quando gli viene offerta la possibilità di lavorare come operatore radio in una spedizione nell'Artico, accetta senza indugi.
La nave salpa dalla Norvegia con destinazione Gruhuken, un'isola disabitata nell'arcipelago delle Svalbard: quattro uomini e 8 cani husky vanno incontro entusiasti al Mare di Barents sotto la luce del sole di mezzanotte.
Jack non socializza con i compagni, degli snob inglesi spinti soltanto dalle chimere dell'avventura; e in più detesta i cani. Ma non ha nemmeno il tempo per simili riflessioni, poiché il viaggio si rivela fin da subito sovrastato da cattivi auspici: uno dei partecipanti si rompe una gamba cadendo sulla nave ed è costretto a lasciare la spedizione e ritornare in patria. E quando finalmente la spedizione raggiunge la baia dove gli uomini dovranno accamparsi per un intero anno, i due compagni rimasti vengono colpiti da malattie e sono costretti ad abbandonare anch'essi l'isola e tornare alla civiltà. Rimasto solo, Jack potrebbe decidere di partire anche lui, ma sceglie di rimanere, per non vanificare gli scopi scientifici della spedizione.
Solo nella distesa artica, al buio dell'interminabile notte polare, durante la quale nessuno può lasciare o raggiungere l'arcipelago, Jack trascorre i primi giorni determinato a portare a termine quello per cui è partito.
All'inizio sono solo vaghe sensazioni, fruscii che arrivano in maniera quasi impercettibile all'udito, macchie che balenano davanti agli occhi. Poi non appena il buio si fa più fitto, i fruscii diventano voci distinte e le macchie si mutano in ombre dai contorni netti. Allucinazioni? Brutti scherzi di una prolungata solitudine? Fantasmi prodotti dalla mente? Oppure l'isola è sotto la minaccia di una Materia Oscura? Un'Entità terribile e vendicativa?
Commento
Ottimo.
Questo romanzo è ottimo.
La materia oscura, pescato a caso e opera di un'autrice a me sconosciuta, si è rivelata una delle migliori letture degli ultimi mesi. Un ritorno alle storie di avventura e di orrore, alla atmosfere delle ghost story dei bei tempi, aggiornate però a un linguaggio scorrevole, moderno e non pomposo (per quanto affascinante, si capisce) dei grandi vecchi, Poe e Lovecraft in primis.
Michelle Paver si affida a un genere consolidato, rafforzando quella che è una mia convinzione da lungo tempo: l'originalità non è un elemento essenziale per produrre buona narrativa. Le sono preferibili doti quali lo stile, la padronanza della lingua, lo sviluppo dei personaggi e dell'intreccio.
Di certo La materia oscura parte da due privilegiati punti fermi: le atmosfere retrò (siamo nel 1937) e l'ambientazione artica, che rieccheggia sempre di capolavori quali The Thing e At the mountains of madness. Giusto per non sbagliare l'autrice ci infila anche qualche vago richiamo a Il richiamo della foresta e il gioco è fatto.
Il romanzo parte dai presupposti tipici delle storie d'avventura old style, salvo poi ripiegare sull'horror psicologico, giocando sul sottile filo tra pazzia umana, dovuta alla solitudine e a una mente complessa e al contempo fragile (quella del protagonista, Jack Miller) e svolta soprannaturale della storia. Alla fine l'autrice ci dà tutti gli elementi per optare per questa seconda spiegazione, anche se in fondo in fondo rimane sempre qualche perplessità riguardo alla reale natura dell'essere che infesta l'ex stazione mineraria di Gruhuken.
Tutto ciò che sta nel mezzo è godibilissimo. La Paver è abile nel descrivere il senso di solitudine, unito a quello di inquietante bellezza, che un luogo remoto e “alieno” come l'Artico evocare nella mente di qualsiasi uomo. Poi, quando inizia il sottile e perfetto cambio di registro, dall'avventuroso all'orrorifico, l'autrice riesce a trasformare ogni ombra nel sospetto di una presenza spettrale, ogni rumore in un brivido, ogni piccolo incidente nel sospetto di qualcosa che si muove nell'oscurità.
Ovviamente il meglio del meglio inizia quando Jack rimane isolato per settimane nella stazione di Gruhuken. Il nostro “eroe” è combattuto tra la voglia di filarsela via da un posto che sembra sempre meno ospitale e tra la volontà di dimostrare al suo nuovo amico Gus, ricoverato nel più vicino presidio medico a causa di un'appendicite, di meritarsi la sua stima. È proprio il rapporto strano, in parte morboso, che Jack nutre per Gus a spingerlo a sfidare i misteri di Gruhuken e gli spettri che (probabilmente) abitano quel luogo.
Ottima anche la costruzione psicologica del protagonista che, narrando in forma diaristica, non ci risparmia nulla della sua attrazione crescente per Gus e quindi della sua antipatia per il terzo membro della spedizione, che pure non ha né colpe né meriti particolari nella vicenda, se non quello di fungere appunto da “incomodo”.
Ma le elucubrazioni umane e sentimentali di Jack Miller vengono presto annichilite quando entra in gioco la Materia Oscura che abita quel remoto angolo dell'Artico. Da lì in poi è solo terrore, giù giù fino al tragico e malinconico finale.
lunedì 7 novembre 2011
Impaler (di Nick Postic e William Harms)

Impaler
Di Nick Postic e William Harms
Image publisher
Volume Uno a 11.99 dollari (In lingua originale); 160 pagine a colori
(recensione inedita)
Sinossi
Una delle peggiori tempeste di neve di sempre si sta per abbattere su New York. Ma essa si rivelerà essere il minore dei problemi per gli abitanti della Grande Mela. Da un misterioso cargo mercantile arrivato in città sono infatti pronti a scatenarsi della creature diaboliche che escono dai peggiori incubi del folklore: i vampiri. Il loro numero è destinato a crescere in modo esponenziale, notte dopo notte, finché New York sarà sottoposta a un vero e proprio assedio. L'unica speranza dei cittadini destinati a fungere da armenti sembra essere riposta in un elemento dalla fama sinistra, che sbuca dal passato remoto dell'Europa medioevale: Vlad l'Impalatore...
Commento
Da tempo porto avanti una campagna silenziosa atta a rivalutare la dignità vampiresca compromessa dalla moda emo dilagante negli ultimi anni.
Film, libri e fumetti che raccontano storie di succhiasangue “old style”, cattivi e incazzati, saranno sempre bene accetti su queste pagine e non mi stancherò di parlarne.
Impaler rientra in questa categoria. Premetto che si tratta di un fumetto in lingua inglese, non ancora arrivato in Italia. Se l'ho scoperto e letto, è grazie alla già citata applicazione Comixology per Ipad. Tuttavia il volume 1 di Impaler (attualmente ne sono stati pubblicati due) è disponibile anche in versione cartacea soli dodici dollari. Trattasi di ben 160 pagine fitte fitte, un bel librone.
Se avete letto la sinossi, potete intuire che non ci troviamo davanti a una storia rivoluzionaria o di chissà quale genio creativo finora inespresso. L'idea dei vampiri che invadono una moderna città occidentale - New York poi! - è perfino abusata. Ma resta pur sempre molto suggestiva. Del resto il genere horror “d'assedio” è uno dei più affascinanti, e i vampiri sono sempre mostri che hanno la loro presa su una grande fretta di pubblico.
Perciò, sì, l'idea di base di Impaler è questa: la Grande Mela viene assalita dai nosferatu, che fanno una strage senza precedenti, aiutati tra l'altro dalla tempesta di neve che isola la città. Un drappello di sopravvissuti tenterà di combatterli e, in loro inaspettato soccorso arriverà nientemeno che Vlad l'Impalatore, deciso a fare strage dei suoi simili per motivi che comprenderemo man mano.
Okay questo è un elemento originale, ammettetelo.
Anche i vampiri inventati dal duo Postic-Harms sono originali. Si tratta di creature solo in parte corporee, capaci di passare da uno stato fumoso a quello materiale, e di farlo a loro piacimento. Tra l'altro hanno una mente ad alveare: ciò che uno di loro sa, viene trasmesso anche al resto del branco. La loro sete è inestinguibile e se ne fregano bellamente di croci, paletti e acqua santa. La luce solare li può distruggere, e così anche un colpo alla testa, quando sono nella loro forma solida. Nella forma di ombra invece possono essere feriti solo da un'arma forgiata nel ferro non trattato (vecchio rimedio tramandato dalla stregoneria per uccidere gli esseri fatati). E, guardacaso, la spada di Vlad è proprio in cold iron.
Impaler è una serie che funziona: non troppo lunga, piena di suspance, di mistero e di combattimenti, disegnata come un noir. Mettiamoci anche un finale, quello del volume 1, davvero bello e drammatico, ed ecco che avete una graphic novel coi controcosi.
Che, lo ripeto, in Italia non è ancora arrivata. Dal 2006 eh, mica da ieri.
giovedì 3 novembre 2011
2012 - L'ultimo grido del Mondo (di Matteo Poropat)
martedì 1 novembre 2011
I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano (di Valter Binaghi)

I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano
di Valter Binaghi
Editore: Sironi
Pag. 416, Euro 17.00
(Recensione del 17 febbraio 2008, riveduta e corretta)
Sinossi
«Ricorda quello che diceva Baudelaire, che aveva una certa esperienza in materia: il capolavoro di Satana è convincerci che non esiste.»
Cosa accade quando le trasgressioni di un gruppo di giovani satanisti si saldano – tra omicidi, rapimenti e traffico d’organi – alle trame di misteriosi circoli esoterici e di laboratori di ricerca coperti da segreto militare?
Enrico Bonetti, cronista di nera in un giornale di provincia, si trova suo malgrado coinvolto in una catena di delitti terribili che aprono scenari insospettabili. Con l’aiuto di un maresciallo dei carabinieri e di un frate davvero fuori dal comune (esorcista e pirata informatico) proverà a combattere il disegno criminale. Sorretto da una trama tanto complessa quanto ben congegnata e sospinto da una potente forza narrativa, questo romanzo inquietante e politicamente scorretto conduce il lettore nel cuore dello scontro eterno tra Bene e Male.
Commento
Valter Binaghi è un autore che seguo fin dai primi libri, colpevolmente passati un po' in sordita ma già molto interessanti. Con piena fiducia mi sono quindi avvicinato a questo romanzo dal titolo bizzarro e dalla mole corposa e invitante.
Così scrivevo tre anni fa. Da allora mi è capitato di rimettere mano a I tre giorni all'inferno e di averlo trovato evocativo quanto e più di allora.
Non posso far altro che confermare che ci troviamo davanti a uno dei migliori romanzi italiani degli ultimi anni, sorprendentemente in grado di soddisfare più generi di lettori. Non è infatti semplice classificare questo libro. In parte è un thriller, in parte siamo davanti a una sorta di saggio di fantascienza sociale. Spesso sembra di avere in mano uno dei migliori romanzi di Avoledo (e in questo libro a volte Binaghi rischia anche di superarlo...). Non mancano spruzzate di ironia e passaggi che occhieggiano a tematiche classiche dell'horror di qualità.
Non è però un gran calderone, bensì un armonioso lavoro in cui quasi tutto s'incastra alla perfezione, compresa una meticolosa opera di documentazione che è evidente in molti passaggi del libro.
Una delle qualità migliori di Binaghi è quella di far riflettere il lettore utilizzando una letteratura di genere, d'intrattenimento. In questo romanzo, per esempio, sono molto evidenti le "accuse" contro un sistema (quello moderno), in cui a farla franca sono i prevaricatori, i potenti, coloro che possono compiere piccoli/grandi abusi quotidiani sapendo di cavarsela sempre grazie a denaro e influenza politico-economica.
Ne I tre giorni all'inferno l'indagine sul marciume di questo Sistema non parte però da grandi fatti di cronaca internazionale, come avviene invece per molti thrilleristi americani, bensì da piccoli avvenimenti di cronaca locale. Da qui il protagonista, un umanissimo (nel bene e nel male) Enrico Bonetti, riesce a intravedere pian piano sempre più in profondità l'elaboratezza di un Male che tutto permea e che si ammanta di esoterismo solo per nascondere intrallazzi e giochi di potere molto più terreni e concreti.
Binaghi prende il lettore per i capelli e lo costringe a cacciare il naso nel marciume che ci circonda, e che va dalle piccole schifezze combinate dall'assessore locale, passando per una setta di metallari che "gioca" al satanismo (vi ricorda qualcosa?) a bande criminali che sfruttano la prostituzione, fino ad arrivare a chi pianifica un futuro da incubo, giocando a "fare Dio", con ricerche scientifiche a cavallo tra genialità e abominio.
L'autore è dunque molto concreto, doloroso nel volerci mostrare quanto a fondo il nostro mondo si è lasciato corrompere e tradire. Impossibile non notare gli scossoni che Binaghi dà a ciascuno di noi, sottolineando più volte come sia stato facile da parte del sistema rincoglionirci attraverso la televisione di bassa lega (del resto il mefistofelico dottor Goebbels fu il primo a capire la potenza di questo mezzo), ma anche con internet, traboccante di insidie e schifezze.
I personaggi di Binaghi sono altrettanto credibili, ben caratterizzati e mai stereotipati. Questo, in particolare, è un pregio di cui pochissimi scrittori possono vantarsi. Partendo da Enrico Bonetti, cronista curioso e intelligente, ma non certo privo di difetti e contraddizioni, passando per Frate Remigio, personaggio di molta luce ma anche con qualche ombra, fino ad arrivare a Ljanka, prostituta ma al contempo rappresentante quasi "virginale" di quel Bene innocente e minacciato che Binaghi tratteggia con mano poeticamente noir.
Chi sta invece dalla parte del Male, spesso non si accorge nemmeno dell'ingranaggio oscuro di cui è complice. Ed è proprio qui la chiave della sempre più probabile vittoria di quest'ultimo sulla sua controparte luminosa: la banalità, l'irresponsabilità e l'egoismo, tutte compenenti essenziali per far funzionare un Sistema basato sullo sfruttamento di innocenti, indifesi e degli inconsapevoli.
Un romanzo godibilissimo, ma che non si può leggere a cuor leggero, facendo finta di niente e accontentandoci nel dire che comunque "è tutta fiction". Perchè, questa volta, probabilmente non lo è.