venerdì 24 febbraio 2012

Dossier Ultimate Waffe - Capitolo 1: Eroi in patria (di Nicola Corticelli)



Dossier: Ultimate Waffe - Capitolo 1: Eroi in patria

di Nicola Corticelli

Autoproduzione

Ebook gratuito (link di presentazione e download)








Sinossi

1936, durante le Olimpiadi di Berlino, fa la sua comparsa il primo essere oltreumano dotato di capacità incredibili. Da allora il mondo non sarà più lo stesso.
Ma quali rischi e quali minacce si portano appresso questi esseri superiori? E per chi combatteranno le loro battaglie?

Commento

Capitolo uno di un'autoproduzione che promette di essere molto interessante, Ultimate Waffe - Eroi in patria è un riuscito esperimento di narrativa supereroistica legata a tematiche storiche, ucroniche e dieselpunk.
L'autore, Nicola Corticelli, ci regala la prima parte di una storia destinata a complicarsi e svilupparsi su diversi fronti.
L'apertura della saga è davvero riuscita, con Orson Welles che, al posto di simulare uno sbarco di invasori marziani, simula un attacco di oltreumani. Perché nel 1938 questi esseri potenziati, in alcuni casi semidivini, sono già realtà.
La seconda guerra mondiale è alle porte e noi seguiamo il palesarsi di tre oltreumani in particolare: il Vero Ariano, pretoriano invincibile delle SS hitleriane, il Dottor Meraviglia, vigilante mascherato americano, ma di probabili origini italiane, e il roccioso Golem, protettore della Polonia.

E' proprio in Polonia che ha luogo il primo scontro tra due superuomini. Corticelli ce lo racconta (anzi, ce lo mostra, così saran contenti i pignoli dei manuali) facendoci assaporare il potenziale di una saga del genere.
Potenziale che si esprime più che bene anche in termini meramente ucronici, visto che l'autore fa presagire alcuni scenari interessanti, tra servizi segreti, esperimenti scientifici nazisti e altre piacevolezze.

Conclude questo ebook (gratuito!) un'appendice degli oltreumani visti in azione, prezioso ed elegante per entrare nelle atmosfere del racconto. Racconto tra l'altro scritto bene, in modo limpido e pulito.

Aspettiamo il capitolo due.

lunedì 20 febbraio 2012

Malapunta (di Mordan Perdinka/Danilo Arona)



Malapunta

di Morgan Perdinka (Danilo Arona)

Edizioni XII

360 pagine, 17.50 euro









Sinossi

Malapunta è una piccola isola deserta tra l’arcipelago toscano e la Corsica. Qui sbarca Nico Marcalli, ricco quarantenne ossessionato dal rimorso per la morte della giovane moglie in un incidente d’auto, per farsi dimenticare e morire lentamente devastato dall’alcol e dai suoi fantasmi, nella villa a strapiombo sul mare costruita dall’enigmatico Lord Taylor nel XIX secolo.
Ma su Malapunta, Marcalli comincia a fare strani sogni. Sogni che non gli appartengono.

Il gruppo di survivalist dei redivivi sta mettendo a punto insieme al professor Carlos Aztarain un esperimento legato a Malapunta e alle tecnologie della mente, dai risvolti imprevedibili. Per lo scienziato, forse sarà il modo di comprendere perché la risonanza di Schumann – il “battito cardiaco” del pianeta – sta crescendo.

Cosa lega l’infelice Nico Marcalli alle sconvolgenti catastrofi naturali che stanno mietendo vittime in tutto il mondo? Chi altri vive, oltre a lui, sull’isola? Perché a Bucarest un giovane assassino chiamato l’orco delle fogne conosce alla perfezione l’isola e i suoi misteri?


Commento

Non ho mai nascosto la mia ammirazione per Danilo Arona, il più completo ed eclettico scrittore di genere (ma non solo) del panorama italiano. Tale ammirazione vale alla stesso modo anche per il suo alter-ego suicida, Morgan Perdinka, a cui viene attribuita la paternità di Malapunta.
Il romanzo in questione è un puzzle raffinato. Definirlo soltato un horror sarebbe limitativo e sbagliato. In realtà Malapunta è qualcosa che tange generi multipli: dalla fantascienza al thriller, dall'horror al mistery, con una decisa e bizzarra virata sul catastrofico nella sua parte finale.

Al solito Arona si dimostra un fine tessitore, incrociando situazioni e suggestioni differenti, creando una narrazione su più piani temporali, in cui è facile (e piacevole!) perdere la bussola e farsi prendere dal solito dubbio: ma è davvero soltato una storia inventata?
Questa volta l'autore utilizza meno, rispetto al passato, richiami e riferimenti alla cronaca nera reale. Il risultato è un libro un po' meno “aroniano” è un po' più “perdinkiano”. Il che è bizzarro, trattandosi della medesima persona. Ma la piccola innovazione stilistica funziona: Malapunta ha il sapore classico di Arona, ma al contempo offre delle varianti interessanti.

Parlando più nello specifico del romanzo, va da sé che tutto sembra ruotare sulla piccola, deserta isola che dà il nome al libro, Malapunta. Epicentro di energie ancestrali e incontrollabili, nodo focale in cui la realtà si confonde coi sogni, permettendo al mondo dell'impossibile di compenetrare quello materiale. Questo vuol dire, senza troppi giri di parole, che Malapunta è uno di quei luoghi, antichi come l'universo stesso, in cui gli incubi hanno il potere di manifestarsi e di far del male.

Il protagonista del libro, Nico Marcalli, non ha tratti distintivi che lo rendono particolarmente simpatico. Anzi, il suo carattere vizioso e immaturo ben si sposa con l'atmosfera malaticcia e ambigua che permea le pagine di Malapunta. Niente spunti di forzosa positività, nessuno spiraglio di luce, se non in rarissimi casi.

Interessante il modo in cui un certo punto il romanzo muta (come se fosse una cosa vivente) dall'atmosfere raccolte dell'isola a uno scenario mondiale, intrecciandosi con una “specie di fine del mondo” che, in puro stile aroniano, è piuttosto diversa da quella immaginati da molti suoi colleghi scrittori.
È un Apocalisse solo suggerita al lettore, per molti versi intimista, che si svela attraverso pochi scorci, sufficienti a far intuire una mutazione mondiale così aliena da risultare indescribile. Qualcosa che si avvicina ai concetti lovecraftiani senza però mai scimmiottarli. Se l'ombra di HPL aleggia su Malapunta lo fa da lontano, molto da lontano, senza dar fastidio.
Arona provvede di suo a perturbare il lettore.
Se è vero, come io credo, che è impossibile terrorizzare attraverso la parola scritta, è altrettanto vero che autori molto bravi sono in grado quantomeno di inquietare. Di insinuare tarli, dubbi sulla percezione della realtà che ci circoda.
Ecco, con Malapunta siamo da quelle parti.

mercoledì 8 febbraio 2012

Il terzo giorno (di Matteo Poropat)



Il terzo giorno

di Matteo Poropat

Autopubblicazione

Racconto formato ePub

Gratuito (link per il download)




Sinossi

Tre giorni può durare la Bora, dicono. Ma in quei tre giorni tutto può accadere, anche il risvegliarsi di antiche entità, destinate a inseguire le proprie prede, ammantate del gelo della morte.

Commento

A furia di impaginare eBook - prevalentemente horror - per conto terzi, Matteo Poropat sta rubando il mestiere a tanti scrittori. Non a caso i racconti che di tanto in tanto pubblica (anche su questo blog abbiamo un precedente) si rivelano ottime letture, con l'aggiunta di quella genuinità che spesso sfugge agli imbrattacarte di lungo corso, troppo impegnati a inseguire spunti di eccessiva originalità.

Il terzo giorno è un racconto breve (si legge in una mezz'ora abbondante), che pare scritto apposta per questi giorni di ghiaccio, neve e tempo impietoso.
Giorni in cui la barriera che ci separa dal nostro passato da cavernicoli sembra davvero sottile e vacillante. In fondo basta così poco per scivolare dalla "civiltà" a un mondo fatto di paure ancestrali: niente energia elettrica, niente riscaldamento, maltempo tambureggiante. E infine qualcosa che aspetta nel buio, al margine della nostra effimera razionalità.

Matteo ci precipita in una storia che pesca dichiaratamente nelle leggende degli indiani Algonchini, che temevano il temibile Wendigo, colui che cammina nel vento. Un demone, forse un mostro, che si manifesta quando l'Inverno si sposa con la Fame, distruggendo tutto ciò che trova sul suo cammino.
Il racconto è però trasposto e ambientato in Italia, in un paese isolato di una valle friulana. La Bora incessante è però solo il principio di qualcosa di molto più grande, antico e pericoloso.
Soltanto un uomo, un anziano già scampato in passato al Wendigo, coglie i segni del disastro imminente e cerca di porvi rimedio.

Ritmo incalzante, poco spazio per fronzoli e orpelli, Il terzo giorno è un racconto che raggiunge il suo scopo - inquietare - senza cercare di strafare.
Consigliato a chi ama certe atmosfere marolliane, anche se in qualche dettaglio mi ha ricordato anche alcuni passaggi de I vermi conquistatori di Brian Keene.

Bene così. 

mercoledì 1 febbraio 2012

Masche (di Fabrizio Borgio)



Masche

di Fabrizio Borgio

Fratelli Frilli editore

154 pagine, 9,80 euro









Sinossi

In un piccolo paese del Piemonte meridionale, tra le Langhe e il Monferrato, vengono ritrovati i corpi di due vecchie sorelle gemelle, brutalmente uccise.
Il caso presenta aspetti anomali e misteriosi. L'inchiesta viene affidata a un agente del Dipartimento Indagini Paranormali, Stefano Drago. Il lato oscuro di una realtà ancorata ai retaggi di una civiltà contadina che ha tramandato oralmente miti ancestrali e credenze popolari invaderà la sua vita e quella dei funzionari che lo seguono nella complessa indagine, in un crescendo di paura e fatti poco spiegabili, che si conclude in modo terribile e ambiguo.

Commento

Oltre al fatto di conoscere, seppur in via virtuale, l'autore, ciò che mi ha fin da principio attirato in questo libro è la copertina. Su di essa è rappresentata l'immagine di una masca (una strega della tradizione popolare piemontese), nella sua accezione più crudele e meno seducente. Si tratta soltanto di un profilo nero su fondo giallo, come gran parte delle copertine del catalogo dei Fratelli Frilli, ma è comunque sufficiente per evocare quell'Italia contadina, superstiziosa e crepuscolare che troppo raramente viene sfruttata da narrativa e cinema.

In questo senso il libro di Fabrizio Borgio non tradisce affatto. Lo scrittore di Asti ci regala una storia cupa e ricca di mistero, con uno scenario, quello tra Langhe e Monferrato, che ricorda le atmosfere dei film horror (ahimé pochi) di Pupi Avati.
Comunità contadine che paiono cristallizzate nel tempo, più divise dai segreti e dagli scandali che non unite da una storia condivisa. Personaggi ambigui, caratterizzati da istinti a stento repressi. Una società campagnola ben lontana da quella solare messa in scena da tante commedie all'italiana.
In questo contesto si muove Stefano Drago, agente dell'immaginario Dipartimento Indagini Paranormali, una solta di ufficio degli X-Files in seno alla nostra Polizia. Il suo compito è quello di indagare sul brutale omicidio di due gemelle del piccolo borgo chiamato Ubertoso. Due donne che da moltissimi anni si portavano appresso la fama di essere masche, ossia streghe, fattucchiere.
La presenza delle defunte gemelle Marchisio continua ad aleggiare su Ubertoso, ma non tanto in senso metaforico quanto piuttosto in senso paranormale e orrorifico.

Dando per scontato che certe forze esistono davvero e che il sovrannaturale non è altro che una manifestazione ancora poco nota della natura stessa (come dice il termine medesimo), Drago indaga sul passato delle Marchisio, man mano che la loro nefasta ombra sembra portare disgrazie e nuovi morti nella Langhe.

Fabrizio Borgio scrive un giallo paranormale nel vero senso della parola, senza cedere alla tentazione fin troppo abusata di dare spiegazioni razionali e logiche a fatti che fino alla fine della storia sembrano appartenere alla sfera dell'occulto e del fantastico. Una scelta pregevole che premia i lettori, a mio parere stanchi di commissari relativisti, scettici e disillusi.
Drago e il DIP credono davvero di avere a che fare con forze non scientificamente catalogabili, ma è proprio con la scienza (che si traduce anche in una profonda conoscenza storica e folkloristica) che tentano di combattere streghe, fantasmi e malocchi assortiti.

La narrazione di Borgio è asciutta, essenziale. Si prende ampi respiri nelle azzeccate e suggestive descrizioni di luoghi oscuri e arcani, mentre soffre un po' di fiato corto nell'andare a fondo nella psicologia dei personaggi, che appaiono spesso ermetici, più consoni all'azione e all'indagine che non all'approfondimento caratteriale. Questo ben sia adatta a Stefano Drago, volutamente ritagliato sulla figura del classico ghost hunter di tradizione anglosassone, imperturbabile e posato in ogni suo movimento. Gli altri protagonisti appaiono però a loro volta un po' troppo adagiati su questo stile british, risultando spesso in ombra.
Un difetto, se così si vuol considerare, che non inficia affatto la bellezza di una storia che farà senz'altro il piacere degli appassionati di horror paranormale, di folklore e di indagini a la X-Files.

Senz'altro mi auguro di leggere altre avventure con Stefano Draghi come protagonista, figura che merita spazio e approfondimento, così come il suggestivo Dipartimento a cui appartiene.
Un must have che, a mio modesto parere, ben si adatterebbe al formato ebook, essendo un romanzo breve.

sabato 21 gennaio 2012

L'ira di Cthulhu (di Robert Bloch)



L'Ira di Cthulhu (Strange Eons)

di Robert Bloch

Fanucci editore - catalogo "I Miti di Cthulhu"

Fuori catalogo





Sinossi


Albert Keith, un ricco e annoiato collezionista di stranezze di Los Angeles, viene casualmente in possesso di un inquietante dipinto che sembra essere opera di Richard Upton Pickman, un pittore immaginario, protagonista di uno dei tanti racconti d'orrore scritti negli anni '30 da H.P.Lovecraft.
Da quel momento in poi la vita di Keith cambierà radicalmente: e se le opere di Lovecraft non fossero del tutto inventate? Da questo presupposto inquietante, il collezionista, aiutato da un amico bibliofilo, scoprirà delle inquietanti verità sui Grandi Antichi che - forse - dormono sonni eterni, nascosti nel cuore dell'oceano, pronti a svegliarsi quando la civiltà dell'uomo cadrà.

Commento

Ricordo con molta nostalgia la collana Fanucci "I Miti di Cthulhu", volumi dedicati all'orrido pantheon alieno creato dal genio solitario di Providence. Questi libri dal bordino bianco e dalle improbabili copertine fantasy raccoglievano i racconti e romanzi di molti scrittori ispiratisi a Lovecraft. Ai tempi ne acquistai parecchi volumi, notando però un'altalena di qualità tra i titoli proposti di volta in volta. Nonostante ciò, l'iniziativa fu davvero ottima: grazie a questa collana ho conosciuto autori che raramente hanno trovato spazio in Italia, pur essendo arci-noti all'estero.
"Strange eons", di Robert Bloch, tradotto da noi con l'improbabile titolo "L'ira di Cthulhu" è senz'altro uno dei migliori romanzi proposti da Fanucci in quegli anni.
Bloch è noto soprattutto per essere il papà letterario di "Psycho", ma in realtà è stato un autore prolifico e un vero erede spirituale dell'opera lovecraftiana. "Strange eons" attualizza le storie scritte da HPL, trasportandole nel presente (il romanzo è del 1979) e mettendo in scena un gioco raffinatissimo di citazioni e dualismo tra invezioni narrative e realtà.

Il presupposto di Bloch è semplice ma geniale: e se le storie scritte la Lovecraft non fossero solo degli innocui racconti? Ed è così che i protagonisti del romanzo s'imbattono in un mondo segreto, fatto di culti metro-pagani che inneggiano al ritorno dei Grandi Antichi, ma anche di presagi oscuri sulla fine della nostra specie, e di mostri informi e dementi che vivono sotto le città, all'apparenza sicure e moderne.
Bloch si diverte come un matto (e fa divertire i lettori) nel citare molti dei migliori racconti di HPL, ma lo fa in un contesto corale, che vede la setta oscura del Reverendo Nye complottare affinchè Cthulhu e soci si risveglino dal loro sonno millenario, per spazzare via religioni, governi e civiltà. Oltre alla Los Angeles notturna in cui si svolge buona parte del romanzo, non mancano delle capatine in luoghi più esotici, tra cui una gita marittima nientemeno che a R'lyeh, la città sommersa in cui Cthulhu stesso attende di tornare a dominare il mondo di noi patetici mortali.

Sullo stile dell'autore si può dire poco: come criticare una colonna portante della narrativa fantastica? Certo, Bloch non è Lovecraft, eppure ne interpreta al meglio le antiche passioni, gli incubi fatti inchiosto che dagli anni '20 sono arrivati freschissimi fino a oggi, come se HPL fosse effettivamente in grado di capire ciò che avrebbe spaventato i lettori per quasi un secolo a venire.
Non so se questo romanzo è reperibile nel mercato dell'usato ma, se doveste trovarlo, non esitate: sarà un investimento di cui non vi pentirete affatto.

giovedì 12 gennaio 2012

Il viaggiatore di Agartha (di Abel Posse)



Il viaggiatore di Agartha

di Abel Posse

Tre Editori

220 pagine, 16 euro

(recensione originale del 29/04/2010)






Sinossi


Il Terzo Reich sta crollando e Hitler ordina ad un ufficiale delle SS di raggiungere Agartha, il mitico Regno Sotterraneo, fonte dei Poteri occulti di cui il Nazismo si sente investito.
Un viaggio attraverso Asia Centrale e Tibet, al cuore delle mitologie pagane, in cerca del segreto magico cui il Führer affida la sua ultima disperata scommessa.
Un cammino insondabile verso il mistero, durante il quale le certezze dell’ufficiale tedesco si sciolgono poco a poco all’ombra dei fantasmi del passato e della condizione umana.


Commento


Compimento perfetto del processo di ricerca storica che sto affrontando in queste settimane, Il viaggiatore di Agartha è un romanzo che forse da noi passerà quasi inosservato, ma che senz'altro merita un'attenzione particolare e un plauso all'autore, il noto scrittore e diplomatico argentino Abel Posse.

Il romanzo si basa su due solide basi: la ricerca, seria e non banale, delle radici filosofico-esoteriche che mossero gli alti vertici del Partito Nazista e un'ottima atmosfera da vecchio romanzo d'avventura, nel senso più nobile del termine. Nel mezzo ci stanno molte altre suggestioni, che è davvero complicato riassumere in una singola recensione.

Il protagonista de Il viaggiatore di Agartha è un tenente-colonnello delle SS Ahnenerbe ("Società di ricerca dell'eredità ancestrale". Fu originariamente votata alle ricerche riguardanti la storia antropologica e culturale della razza germanica). Indossando le vesti dell'antropologo (ed agente segreto) inglese Wood, il tenente-colonnello Werner accetta una missione tanto misteriosa quanto disperata: trovare i “Superiori Sconosciuti”, ovvero i superuomini che fin dalla notte dei tempi custodirebbero conoscenze e poteri straordinari, in grado di influenzare la storia e l'evoluzione umana.

Incaricato di questa ricerca direttamente da Hitler, Werner si allontana da un'Europa dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale e si lancia in un viaggio nel lontano Oriente: da Singapore all'India, passando poi in Tibet e infine in un remotissimo deserto cinese, ove si troverebbe la mitica città di Agartha, patria degli sfuggenti superuomini su cui si sono concentrati anni e anni di ricerca da parte della Ahnenerbe.

A fargli da guida ci sono gli appunti raccolti dagli avventurieri e dagli studiosi che l'hanno preceduto in questo viaggio iniziatico, in particolare Dietrich Eckart e Georges Ivanovič Gurdjieff. Ma non solo: anche l'ombra, l'identità del defunto professor Wood accompagnerà Werner per tutto il viaggio, rischiando più volte di sovrapporsi con l'identità dell'ufficiale nazista, in un delirio in parte dovuto alle estreme difficoltà del viaggio e in parte alle conoscenze esoteriche di cui il tedesco è intriso.

La prima parte del romanzo ha, come accennavo, degli ottimi e suggestivi richiami ai cari, vecchi romanzi d'avventura, con l'attraversamento dell'India britannica che ricorda alcuni celebri film degli anni '70 e '80. Lasciato il paese del “cancro Gandhi”, come viene definito da Werner, il viaggio diventa immediatamente più cupo e iniziatico. L'attraversamento delle montagne del Tibet, al seguito dei silenziosi sherpa e dei misteriosi monaci monpa, sfida le convinzioni dell'ufficiale tedesco, tra l'altro sempre convinto di essere seguito da qualche sicario inglese incaricato di far fallire la sua missione.

Attraversate le montagne più alte del mondo, il viaggio farà quindi tappa nelle propaggini più estreme della Cina, dove Werner si affida alla tribù dei nomadi demonolatri yazidi per cercare la città di Agartha, meta ultima del suo viaggio. Su cui, ovviamente, non vi rileverò nulla di più.

La scrittura di Posse è al contempo forbita, ricca di riferimenti storici, filosofici e orientalisti, e scorrevole. Il senso di estrema fluidità si percepisce nello scorrere veloce delle pagine, dove l'avventura ben si amalgama con il ritratto pressoché perfetto di cos'era e come ragionava un tipico ufficiale delle SS hitleriane, senza inutili e grossolani eccessi tarantiniani.
Libro per molti versi imperdibile, ma di certo non per tutti.

Consigliatissimo.

giovedì 5 gennaio 2012

Scarlet (di Brian M. Bendis e Alex Maleev)



Scarlet

di Brian M. Bendis e Alex Maleev

Panini Comics

144 pagine a colori, 13 euro









Sinossi


Il team creativo di uno dei più bei cicli di Devil, Brian M. Bendis e Alex Maleev, su un graphic novel d’azione. Scarlet è una ragazza di Portland. Una come tante, con i suoi amori, le sue scelte, i suoi errori. Spinta allo stremo da tutto ciò che c’è di sbagliato al mondo, è pronta a combattere in nome di una moderna “rivoluzione americana”. Intrighi, drammi, rivelazioni sconvolgenti per uno dei più innovativi e coinvolgenti thriller del fumetto USA.

Commento

Che dagli Stati Uniti arrivi una graphic novel dai connotati fortemente anarchici stupisce un bel po'. Anche se  in fondo è ambientata a Portland - città natale di Bendis, uno degli autori - centro nevralgico delle proteste antisistema negli USA.

Scarlet è una bella ragazza dai capelli rossi che frequenta ambienti alternativi. Un giorno un poliziotto dai modi fascistoidi si avvicina a lei e al suo ragazzo per perquisirli. Ne nasce un diverbio che porterà l'agente a sparare e uccidere il fidanzato di Scarlet, che pure non aveva fatto nulla di male o di minaccioso.
Come se non bastasse l'omicidio passa impunito perché le autorità preferiscono tutelare un agente di polizia, seppur violento e alterato, che non un giovane punk dalle idee sinistroidi.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: da ragazza pacifica Scarlet si improvvisa vendicatrice. Tra titubanze, crisi di coscienza e tanta, tanta rabbia, la giovane diventa preso un'icona che spacca l'opinione pubblica e rischia di trascinare Portland nella guerra civile.

La graphic novel, splendidamente illustrata da Alex Maleev, è un bel laboratorio di idee. Innanzitutto c'è la domanda che regge l'intera storia: chi è il vero criminale? Il poliziotto che abusa della sua autorità per punire chi non rispetta le sue personalissime idee in fatto di ordine e di morale, oppure chi si sostituisce alla legge per esercitare una giustizia spietata e grossolana?

Tra l'altro Scarlet non è il tipico vendicatore, ex militare o chissà cosa, bensì una ragazza inizialmente fragile e per nulla incline alla violenza. Le parti in cui si rivolge direttamente ai lettori per "giustificare" le sue azioni tendono a farli empatizzare per lei, anche se poi gli autori non ci risparmiano violenza e sangue che dovrebbero fare da ago della bilancia, lasciando intendere che tutto ciò che genera morte è comunque da condannare.

Una graphic novel matura, lontana dagli eccessi supereroistici e dalle atmosfere pulp.
Ci sarà un seguito, lo attendiamo con curiosità.