sabato 16 marzo 2013

L'Ora più Buia (di Claudio Vergnani)



L'ora più buia

di Claudio Vergnani

Gargoyle editore

16 euro, 504 pagine

(da un mio articolo dell'8/10/2011)






Sinossi

Dopo le avventure narrate ne Il 36° Giusto, Claudio, Vergy e i loro amici lasciano Parigi e ritrovano una Modena quasi tornata alla normalità, i pochi vampiri rimasti in circolazione nascosti nelle fogne e negli edifici abbandonati delle periferie più degradate. Stanchi, depressi decidono di riempire il vuoto delle loro esistenze dedicandosi alla ricerca di Alicia, nella folle e disperata speranza che questa possa essere ancora viva. Claudio e Vergy iniziano così delle indagini che, ben presto, si riveleranno un’autentica discesa negli inferi che li porterà a confrontarsi non solo con un inquietante e antico Maestro ma, anche e soprattutto, con le loro paure di uomini rassegnati al proprio destino, fino a un incontro con la morte che si consumerà nel più tetro e freddo dei luoghi, nell’ora più buia quando, per citare l’Amleto di Shakespeare, “i cimiteri sbadigliano e l’inferno soffia il contagio su questo mondo”.

Commento

Era da tantissimo tempo che non chiudevo un libro rischiando di versare qualche lacrima di commozione (e di tristezza, voltando l'ultima pagina). Così tanti anni sono trascorsi che quasi non ricordo quando è stata la volta precedente. Probabilmente con la saga di Hyperion di Dan Simmons, se la memoria non m'inganna.
Questa volta è toccato invece a Claudio Vergnani e alla sua meravigliosa trilogia sui vampiri modenesi.
 
L'ora più buia è il capitolo conclusivo della saga. In questi anni vi ho parlato spesso di essa. Ribadisco dunque soltanto pochi concetti, per chi si trovasse a leggere questa recensione senza ancora conoscere il mondo narrativo di Claudio Vergnani.
Stiamo parlando di vampiri e ammazzavampiri, ma entrambe le categorie sono antitetiche a libri sui nosferatu letterari (possibilmente adolescenti, belli e dannati) che vanno di moda da una decina d'anni a questa parte. I vampiri di Vergnani sono creature avide, malvagie, crudeli, spesso anche stupide, qualcosa di simile agli zombie, ma decisamente più arcigni e difficili da sconfiggere.
Gli eroi della saga, nonché nemesi dei non-morti, sono a loro volta molto fallibili, sbandati se non addirittura disperati, senza particolari risorse, organizzazione o doti morali (almeno apparentemente). Ed è questo che me li ha fatti amare fin dal primo libro.

L'immedesimazione non è mai necessaria, ma l'empatia sì. Affezionarsi ai personaggi di un libro è essenziale per renderli più vivi ai nostri occhi di lettori. E se essi sono vivi, noi soffriamo, gioiamo e ci divertiamo con loro. Cosa che, per dirla tutta, capita raramente. Cosa che, aggiungo io, Claudio Vergnani sa fare con una naturalezza che ha del sublime.
Sarà forse perché nei due protagonisiti principali, Vergy e Claudio (appunto), c'è un humus autobiografico che rende tutto più realistico, più tangibile.
Staccarsi da loro, perché questo è l'ultimo libro della saga, è stato difficile. Molto.

Venendo a un'analisi più classica de L'ora più buia, va detto che il romanzo recupera lo stile più classico del primo volume, differenziandosi dal capitolo di mezzo (Il 36° giusto), che è frammentato a episodi. Solo considerando la trilogia completa comprendiamo il quadro generale, e gli aggancia da un libro all'altro.
Siamo alle rese dei conti, al confronto con un maestro vampiro che proprio di Modena ha fatto la sua casa secolare. Qualcuno di più subdolo, di più antico e malato rispetto al già temibile Grimjack, sconfitto dai nostri antieroi nel primo libro.
Le vicende si svolgono nel nostro presente, in cui l'esistenza dei vampiri è venuta alla luce, pur non cambiando di molto le cose e gli equilibri. L'umanità preferisce continuare nella sua squallida esistenza di sempre, badando soltanto che i non morti, specialmente quelli più deboli e insani, se ne stiano relegati nei ghetti, a dare la caccia a mendicanti, immigrati e tossici.
Le vicende portano gli ammazzavampiri capitanati da Claudio a esplorare i vecchi palazzi di Modena, i suoi sotterranei, le campagne circostanti in cui gli sgherri dell'arcivampiro Ruthwen organizzano rave party a base di mattatoi e mattanze.
Da metà libro in poi l'atmosfera si scalda, molti nodi cominciano a venire al pettine. I nostri eroi dovranno dapprima affrontare la disperata solitudine delle loro vite (che poi è quella un po' di tutti), prima di avviarsi verso il gran finale.
Già, il gran finale, su cui non voglio rivelare nessun dettaglio, per non rovinare la sorpresa. Vi dirò soltanto che è grandioso e tragico, poetico e meschino. In una parola: perfetto.
Se il difetto di molte saghe è quello di concludersi in maniera indegna, beh, in questo caso il rischio è del tutto scansato. Semmai arriverete all'ultima pagina come me: un po' commossi e decisamente emozionati.

Il bello della scrittura di Claudio Vergnani è che essa parla di grandi cose, di sentimenti, di solitudine, di bassezze umane, di atti di incredibile coraggio. La cosa stupefacente è che riesce a farlo senza risultare mai demagogico, nemmeno in un paragrafo, nemmeno in un dialogo. Turpiloquio e parolacce, scambi sagaci di battute, personaggi improbabili disseminati qua e là (nani di colore, ninfomani, master di giochi di ruolo, vampiri impazziti, vampiri che non si rendono conto di esserlo): tutto serve a rendere piacevole la lettura, ma anche a raccontare la storia di uomini travolti, come spesso accade, da destini più grandi di loro.

Se volessi fare il recensore impegnato direi che sotto la patina divertentissima della caccia al vampiro, L'ora più buia (e i romanzi che la precedono) parla di grandezze e piccolezze di cui è capace l'essere umano, di solitudine e di coraggio, di vizi e di virtù.
Se poi volessi essere ancora più pedante suggerirei che i vampiri stessi non sono altro che uno stratagemma, una scusa per narrare una storia molto più profonda, umana e toccante. Eppure anche spassosa.
Sinceramente non saprei cosa chiedere di più a dei libri.
Quindi questa recensione, molto accorata e molto sentita, si conclude con un grazie all'autore e un complimento alla Gargoyle, che ha puntato su lui in maniera tanto netta e decisa.

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