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giovedì 23 agosto 2012

Il Circo dei vampiri (di Richard Laymon)




Il circo dei vampiri
di Richard Laymon
Edizioni Gargoyle Books
16 euro, 384 pagine



Sinossi
È una torrida mattina d’agosto dell’estate del 1963. Siamo a Grandville, nella rurale provincia americana, e a ogni albero e palo della luce lungo la statale è stato affisso un volantino che annuncia l’arrivo in città del Circo Itinerante dei Vampiri.
L’attrazione principale – campeggia a caratteri cubitali sul manifesto – è la bellissima Valeria, l’unico esemplare vivente di vampiro ridotto in cattività.
Per tre adolescenti del luogo, Dwight, Slim e Rusty, è molto più che l’evento dell’estate, è lo spettacolo del secolo.
Nonostante i volantini proibiscano espressamente l’ingresso per i minorenni, i tre decidono che vi assisteranno a qualunque costo, ignari di andare incontro a un orrore senza fine.
Una storia di amicizia, di paura e di coraggio, di tentazione e passioni giovanili, che segnerà per sempre le vite di tre ragazzi per i quali il circo non sarà mai più lo stesso.
Commento
Il circo dei vampiri parla molto marginalmente di vampiri, diciamolo subito. Essi, anzi, essa, perché si tratta di un’unica presunta non-morta, fa da sfondo alla storia narrata, comparendo solo alla fine, in modo concitato e senza lasciare spazio all’approfondimento su ciò significa essere (o meno) un succhisangue.
Allora cosa è questo romanzo?
È una storia di formazione in salsa horror, come It, come L’estate della paura, come Ghoul. Ciò vuol dire che è un romanzo con gran parte degli stereotipi del caso:
Il piccolo paese della provincia americana.
L’estate.
Il ragazzino grasso, quello intelligente e la ragazzina coi problemi famigliari alle spalle.
Il mostro.
I bulli.
Gli adulti che sembrano appartenere a un altro mondo/universo.
Sta a ogni singolo autore saper amalgamare bene questi ingredienti. In fondo è come fare un Mojito: la sua riuscita dipende dalla bravura di chi miscela il cocktail.
Richard Laymon, compianto autore horror statunitense, era un volpone con anni di carriera sul groppone. Difficile dirvi se è uno scrittore che mi piace o meno. I suoi romanzi hanno sempre degli elementi molto interessanti, impiantati però su una trama ampiamente migliorabile. Il circo dei vampiri è del tutto in linea con queste caratteristiche.
Ben 386 pagine per narrare una singola giornata di tre quindicenni ansiosi di vedere l’esibizione “dell’unica, ultima vera vampira” sono forse troppe, anche se il romanzo è un voltapagine di quelli efficaci. In realtà la cosa che più funziona in tutto il libro, anche se pochi lo dicono, è l’erotismo smaccato di due dei tre protagonisti, Frances (Slim) e Dwight, che in queste fatidiche 24 ore scopriranno la loro sessualità e l’attrazione reciproca, fino a quel momento solo pensata ma mai manifestata.
Tolgo ogni dubbio: Laymon, pur non scadendo in volgarità palesi, descrive approcci, petting, sbirciatine, erezioni etc etc, senza troppi giri di parole. E lo fa bene, ossia in modo credibile. Il lettore riesce a immedesimarsi nell’adolescente che è stato, con tutto quel mix di sogni pruriginosi, titubanze, paure e slanci romantici che ciascuno di noi ha vissuto.
Tutto il resto sembra far da contorno: l’orrore (più accennato che altro), la storia, il circo dei vampiri, i piccoli misteri disseminati cammin facendo.
Lo stile è fresco, ironico, a volte un po’ troppo surreale nei dialoghi e in alcuni personaggi secondari. Il finale lascia decisamente perplessi, più per come è stato tagliato via alla svelta che non per il contenuto. Nel complesso però si tratta di un libro piacevole e senz’altro non noioso, anzi.
Peccato solo per il pessimo editing dell’edizione italiana, che lascia spazio a parecchi refusi, alcuni fin troppo pacchiani.
Nel frattempo… (una nota a margine) 
Ripubblico questa recensione a distanza di qualche mese. Ai tempi il vecchio blog era sotto attacco degli hacker e l’articolo passò quasi del tutto inosservato. Visto che Il circo dei vampiri mi sembra una perfetta lettura estiva, forse vi farà piacere recuperarlo e rievocare le atmosfere di It. Nel mentre Gargoyle è una casa editrice che ha cambiato del tutto struttura e mission aziendale. Non pubblica più horror, prova a proporre qualcosa di fantascienza, tuttavia mi pare ancor meno distribuita rispetto a prima.
Forse Gargoyle aveva tanti difetti, compresa una scarsa cura degli ultimi romanzi horror pubblicati, tuttavia era una voce che si distingueva nell’abulico panorama italiano dell’horror e del fantastico. Spiace che la vita di questa casa editrice sia finita così, tra polemiche e scelte aziendali a dir poco discutibili.
Se qualcuno ha notizie sul nuovo corso di Gargoyle mi faccia sapere: sono curioso.

lunedì 28 novembre 2011

L'alba degli zombie (di D.Arona, S.Pascarella e G.Santoro)




L'alba degli zombie

di D.Arona, S.Pascarella, G.Santoro

Gargoyle Books editore

266 pagine, 17 euro








Sinossi

Il biennio 2011-2012 viene salutato come la nuova stagione dei morti viventi.
Che spetti agli zombie il compito di traghettarci verso l’attesa apocalisse del dicembre 2012?
Di certo nessuno se lo augura sul serio, ma chi, meglio dei non-morti di George Romero, puo' aspirare al titolo poco ambito di 'araldi dello sterminio'?
A piu' di quarant’anni dall'uscita deflagrante del film 'La notte dei morti viventi', opera che costituisce il mito di fondazione dello zombie post-industriale, non si placano le passioni e le 'fameliche' aspettative dei fan. Né diminuiscono film, libri e serie Tv.
Una nuova 'alba degli zombie', sperando non sia l'ultima, sta sorgendo.
La presente opera ambisce a connotarsi come summa sull’esalogia romeriana dei living dead, proponendosi come punto di riferimento per appassionati, ricercatori o semplici curiosi: la storia, dal 1968 a oggi, dei film suddetti e delle innumerevoli ricadute della mitologia dello zombie in campo culturale e cinematografico, mettendo a fuoco l’orizzonte sociopolitico del non-morto e delle sue tante rielaborazioni nella fiction. Una paura che continua a materializzarsi nel luogo classico del trauma collettivo: il cinema.
Accanto ai saggi complementari di Danilo Arona, Selene Pascarella e Giuliano Santoro, un’intervista esclusiva a George Romero a cura di Paolo Zelati.

Commento

Ve l'avevo segnalato qualche settimana fa, ora che l'ho letto posso solo confermare le buone impressioni che vi avevo confidato di primo acchito.
Okay, io sono di parte: vivo di pane e zombie, e in più una grande fetta del saggio in questione è dedicata a George Romero, il mio regista preferito, almeno finché non si rimbecillito del tutto. Metteteci anche che Danilo Arona firma un terzo del libro, e capirete che L'alba degli zombie non poteva non piacermi.
Ribadisco, onde evitare fraintendimenti, che si tratta di un saggio (e non di un romanzo) sul cinema dei morti viventi, da papà George in poi. Non mancano i retroscena sulle sei pellicole della famosa dead saga romeriana, comprendenti curiosità e chicche che nemmeno io conoscevo. Interessantissimo, per esempio, lo script alternativo di Day of the dead, che poi non venne mai utilizzato per limiti di budget. O anche il fatto che Night of the living dead rischiò di essere qualcosa di molto diverso, un b-movie che sarebbe passato probabilmente inosservato, se Romero non si fosse inventato la peculiarità dei ritornanti affamati di carne umana.
Gli autori del libro sono onesti nell'ammettere il dislivello qualitativo tra la prima trilogia del regista di Pittsburgh e la seconda, culminata con l'indecente (ma queste sono parole mie) Survival of the dead. Un film che preferirei non aver mai visto, e invece...

Ottimo anche l'approccio filosofico-sociologico della cinematografia zombesca, tracciato con mano esperta da Giuliano Santoro. Si va dall'epoca preromeriana agli sviluppi del ritornante moderno, oramai tanto diverso da quello degli anni '60. Santoro esamina alcune novità introdotte nell'ultimo decennio, come per esempio la capacità dello zombie di apprendere e parlare, oppure alla mass-mediatizzazione dell'apocalisse.
La terza e ultima parte del saggio esamina ancor più da vicino l'evoluzione dell'archetipo-zombie nel post-romerismo. Selene Pascarella cita film e libri che, di mese in mese, stanno trasformando la figura del morto vivente antropofago in qualcosa di più complesso e forse più spaventoso. Non solo, l'autrice traccia un ottimo quadro protoscientifico su una possibile “vera” zombie apocalypse. Lo fa citando la Bibbia della letteratura ritornante, World War Z, ma anche una serie di studi scientifici che dimostrano la plausibilità – teorica ma non del tutto assurda – di una pandemia non dissimile da quella raccontata nei film di Romero.
Personalmente sono ben felice di aver scoperto l'esistenza della ricerca condotta dal biochimico texano Sean Michael Ragan, Etiology of Romero-Fulci disease: The case of prions, che dimostra quanto siano i prioni a essere il più probabile veicolo di diffusione di una pandemia zombesca (PDF scaricabile qui). Il che, lasciatemelo dire, rispecchia perfettamente lo scenario del Survival Blog e di Scene Selezionate della Pandemia Gialla. Solo che lo studio di Ragan io non lo conoscevo affatto, non ai tempi della stesura del romanzo.
Bizzarro no?

Concludendo, L'alba degli zombie è un ottimo e solido saggio, immancabile per gli appassionati di genere e, perché no, ricco di ottimi spunti per nuove storie sugli zombie, o sulle loro molteplici evoluzioni o trasformazioni.

giovedì 28 luglio 2011

Il 18° vampiro (di Claudio Vergnani)



Il 18° vampiro

di Claudio Vergnani

Gargoyle Books editore

544 pagine, 14 euro

(Recensione del 3/04/09)



Sinossi


“...Sbarco il lunario uccidendo vampiri. Non è un compito difficile, ed è sempre meglio che lavorare. lo e i miei compagni li distruggiamo durante il giorno, mentre dormono il loro sonno di morte, nascosti nei loro miserabili covi. Non possono reagire. Un paio di colpi di mazzuolo ed è fatta. Forse non è il mestiere più bello del mondo, ma è facile e socialmente utile. Non occorrono coraggio o particolare determinazione. Non serve essere animati dal sacro fuoco della giustizia. Serve solo un po' di pratica e tanta disperazione. Per certi versi è come la disinfestazione di topi o insetti: fai quello che devi fare, sopportando il disgusto, e poi te ne torni a casa. Sempre che non si finisca per esagerare, per passare la misura. Il problema è che non sapevo che esistesse un confine. L'ho saputo solo dopo averlo oltrepassato. E, a quel punto, tornare indietro non era più possibile...”


Commento


Il 18° vampiro è una storia di ammazzavampiri italiani (ambientata perlopiù a Modena), con protagonisti una squadra male assortita di "cacciatori" improvvisati, sul libro paga di una misteriosa donna conosciuta come "l'amica".

A capo di questa squadra, insieme all'amica, abbiamo il protagonista (e principale voce narrante), Claudio, ex impiegato (di non si sa bene cosa), ex manovale e ora sfaccendato killer di mostri zannuti a tempo perso. insieme a lui c'è Vergy, ex parà, ex mercenario, l'uomo d'azione del team, un gigante sboccato e cinico, vera "spalla" di Claudio.

Con loro c'è poi un variegato gruppo di vampire-hunter: un giovane giocatori di scacchi col vizio delle canne, un albanese squattrinato, un ex attore porno, un disoccupato cronico e via dicendo. Personaggi minori (chi più chi meno) che però compongono alla perfezione il mosaico del romanzo.

Contro di loro, appunto, i vampiri. Creature notturne, crudeli e "aliene", vale a dire ben poco inclini a patteggiare con gli umani o a mimetizzarsi con loro, frequentando locali alla moda e licei. Cose che infatti non fanno.

I vampiri di Vergnani vivono con la sola prospettiva della caccia notturna, rifugiandosi di giorno in case e palazzi abbandonati, vecchi acquedotti, cisterne in disuso, porcilaie. In loro, salvo eccezioni, non c'è nobilità né dignità: sono parassiti luridi, a volte appena senzienti, che pensano più che altro a nutrirsi e a sopravvivere. Caratteristica di queste creature è che di giorno sono paralizzate in uno stato comatoso, risultando così molto facili da uccidere, mentre di notte sono quasi indistruttibili e dotati di forza sovraumana.

La prima parte del libro ci introduce a questa lotta tra poveracci: da una parte gli umani, disadattati cronici, che uccidono i non-morti come se fosse un lavoro simile a tanti altri, e dall'altra i vampiri, esseri crudeli e al contempo incomprensibili.

Quando però gli ammazzavampiri cercheranno di approfondire le ricerche sui non-morti, cercando di capire se hanno un capo, una strategia comune e degli obiettivi, scopriranno che in effetti non tutti i succhiasangue sono creature poi così patetiche e bestiali.

Nella seconda parte del libro (forse la più riuscita in assoluto), assistiamo dunque all'esplorazione da parte dei nostri eroi di uno sperduto paesino sui colli modenesi, in cui si cela un covo di vampiri. E infatti è così, come scopriranno a loro spese. In un maniero chiamato "La Rocca", apparentemente trasformato in un luogo di ritrovo per festini a base di sesso ed emozioni forti, vive una creatura conosciuta come il Maestro, che è tutto fuorchè arrendevole e stupido.

Proprio un passaggio di questa seconda parte del libro è a mio parere uno dei gioielli narrativi del romanzo: la fuga notturna dalla Rocca, a piedi tra un bosco e poi su strade deserte, coi vampiri alle calcagna.

La terza parte del libro, dopo vicissitudini varie, si trasforma in un vero e proprio horror catastrofico, che richiama ad echi di Io sono leggenda e La notte dei morti viventi. Non desiderando spoilerare troppo, mi fermo necessariamente qui.

Lo stile di Vergnani è del tutto coinvolgente e azzeccato. Utilizzando un linguaggio non certo da catecumeni, riesce a farci entrare in sintonia coi disgraziatissimi protagonisti del romanzo. I momenti di ironia e humor nero, di cui dobbiamo ringraziare soprattutto l'erculeo Vergy, non intaccano comunque il potenziale horror della storia, che è di altissimo livello.

Ci sono scene e situazioni che passando dal brivido puro all'orrore inteso in senso fisico (morti atroci, mutilazioni, antropofagia, e via discorrendo). Tuttavia Vergnani riesce quasi sempre a sfuggire all'utilizzo dello splatter fine a se stesso, dosandolo invece laddove serve ed è necessario. Non di meno, l'autore riesce comunque a regalarci citazioni elevate, descrizioni molto accurate e un utilizzo dei flashback appropriato ed "elegante".

I protagonisti sono francamente irresistibili, nella loro sfigata testardaggine nel voler cacciare creature che nemmeno capiscono e comprendono. C'è poco di eroico nella loro crociata, ma riescono comunque a essere "eroi dei poveri", ben lontani dalle figure azzimate e perfettine dei tanti ammazzavampiri a cui il cinema ci ha abituato.

Claudio, il protagonista principale, ricorda molto Nick Stone, l'ex commando inventato dallo scrittore Andy McNab. Come lui è un perdente nato, senza obiettivi e senza futuro, ma coriaceo e irresistibilmente simpatico. Perfino il suo impacciato amore per "l'amica" riesce a renderlo ancora più simile a uno di noi: sfortunato, confuso, preso a botte dalla vita ma ancora capace di provare un sentimento da liceale, così fuoriluogo nel contesto brutale della lotta coi non-morti.

Infine (anche se le cose da dire sarebbero davvero tante), in tutto il romanzo aleggia una brezza piacevolmente anarchica, con una critica velata alla nostra bella società, in cui la maggior parte di noi lavora come asini per poi "adorare auto, troie e soldi", come dice uno dei vampiri del libro.

E quindi, anche se sembrerà banale, alla fine chi sono i veri mostri?

Romanzo promosso. Da acquistare assolutamente.