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mercoledì 14 marzo 2012

Ucciderò Mefisto (di Valter Binaghi)




Ucciderò Mefisto

di Valter Binaghi

Perdisa Editore

128 pagine, 9 euro









Sinossi


Un noto scrittore uccide il suo psicanalista e poi si lascia arrestare senza opporre resistenza. I motivi di tale gesto paiono imputabili al recente suicidio della moglie, che aveva da poco perso il bambino che aveva in grembo. Ma quali sono le cause reali che hanno causato questa spirale di morte? A un arcigno commissario spetta il compito di scavare in un caso che potrebbe non essere imputabile unicamente al solito raptus di follia.



Commento

Valter Binaghi è un signor scrittore. Uno dei migliori che abbiamo in Italia, anche se probabilmente non ne avrete sentito molto parlare. Questo perché non è – ne si atteggia – a personaggio. Eppure dalla sua penna è nato un capolavoro, I tre giorni all'Inferno di Ivano Bonetti, cronista padano, che io farei leggere di default a chiunque si voglia occupare di scrittura, di genere e non. Se dovessi paragonare Binaghi a un autore noto a tutti, sceglierei senz'ombra di dubbio Tullio Avoledo.
Questo Ucciderò Mefisto è un romanzo breve molto più lineare rispetto ad altri suoi lavori. Eppure rivela chiavi di lettura multiple che debordano dalla storia – una semplice trama investigativa – per prendere in esame la vita, il destino, la fama, l'editoria e altri aspetti ancora.
Se la storia, pur scritta bene, non rivela particolare originalità, è nelle sfumature che Binaghi dà il meglio di sé. Per gli addetti ai lavori (leggasi: scrittori) c'è una disamina impietosa e lucidissima dell'ambiente. Editori che mercificano all'eccesso, disinteressandosi di contenuti, idee e umanità, curatori d'immagine che trasformano gli autori in prodotti, e i loro libri in semplici corollari. Ma anche giovani aspiranti scrittori incarogniti, pronti a vendersi l'anima pur di pubblicare mille copie di un libro che magari non calcolerà nessuno. E via elencando. Un'esposizione chiara e semplice dei fatti, edulcorati (o quasi) dalle opinioni.
Per tutti gli altri lettori resta la storia, che sfiora appena il simbolismo esoterico, affonda nella psicologia e nel destino e nella predestinazione. E nell'amore, off course.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi, commissario compreso. Quest'ultimo gioca volontariamente tra gli stereotipi, interrogandosi sul come agirebbero i suoi controaltari librari, da Montalbano a Poirot. Metanarrativa leggera e intelligente.
In sostanza Ucciderò Mefisto è un libricino che vale senz'altro i nove euro del prezzo di copertina. Aspettando che Binaghi torni a proporci un altro capolavoro più lungo, argomentato e geniale.

Una nota finale

Non so se dalla recensione si è capito, ma sono rimasto molto colpito dalle riflessioni inserite dall'autore nel bel mezzo di una semplice storia tinta di giallo. Non si tratta certo di un'epifania, perché in fondo sono cose che chi bazzica il mondo della scrittura sa o almeno percepisce da sempre. Però trovarle espresse con così solida chiarezza fa davvero riflettere.
I grandi editori non vendono più libri, ma personaggi (un tempo chiamati scrittori) che costruiscono un'immagine proponibile a livello mediatico. Le stesse idee propugnate dai libri sono spesso sagomate su specifici target di lettori, ma non in modo spontaneo (del tipo: gli autori di fantascienza si rivolgono naturalmente ai medesimi appassionati), bensì artefacendo la realtà e sfruttando i trend del momento, oppure calcando la mano sui fatti di cronaca (i famosi instant book).
Chiudo con una semi-citazione da Ucciderò Mefisto: a chi importa più investire sui libri, che possono condizionare il pensiero di diecimila persone (quando va bene), mentre la televisione ne condiziona milioni con un decimo dello sforzo intellettivo?


martedì 1 novembre 2011

I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano (di Valter Binaghi)


I tre giorni all'inferno di Enrico Bonetti, cronista padano

di Valter Binaghi

Editore: Sironi

Pag. 416, Euro 17.00

(Recensione del 17 febbraio 2008, riveduta e corretta)


Sinossi


«Ricorda quello che diceva Baudelaire, che aveva una certa esperienza in materia: il capolavoro di Satana è convincerci che non esiste.»

Cosa accade quando le trasgressioni di un gruppo di giovani satanisti si saldano – tra omicidi, rapimenti e traffico d’organi – alle trame di misteriosi circoli esoterici e di laboratori di ricerca coperti da segreto militare?

Enrico Bonetti, cronista di nera in un giornale di provincia, si trova suo malgrado coinvolto in una catena di delitti terribili che aprono scenari insospettabili. Con l’aiuto di un maresciallo dei carabinieri e di un frate davvero fuori dal comune (esorcista e pirata informatico) proverà a combattere il disegno criminale. Sorretto da una trama tanto complessa quanto ben congegnata e sospinto da una potente forza narrativa, questo romanzo inquietante e politicamente scorretto conduce il lettore nel cuore dello scontro eterno tra Bene e Male.


Commento


Valter Binaghi è un autore che seguo fin dai primi libri, colpevolmente passati un po' in sordita ma già molto interessanti. Con piena fiducia mi sono quindi avvicinato a questo romanzo dal titolo bizzarro e dalla mole corposa e invitante.


Così scrivevo tre anni fa. Da allora mi è capitato di rimettere mano a I tre giorni all'inferno e di averlo trovato evocativo quanto e più di allora.


Non posso far altro che confermare che ci troviamo davanti a uno dei migliori romanzi italiani degli ultimi anni, sorprendentemente in grado di soddisfare più generi di lettori. Non è infatti semplice classificare questo libro. In parte è un thriller, in parte siamo davanti a una sorta di saggio di fantascienza sociale. Spesso sembra di avere in mano uno dei migliori romanzi di Avoledo (e in questo libro a volte Binaghi rischia anche di superarlo...). Non mancano spruzzate di ironia e passaggi che occhieggiano a tematiche classiche dell'horror di qualità.


Non è però un gran calderone, bensì un armonioso lavoro in cui quasi tutto s'incastra alla perfezione, compresa una meticolosa opera di documentazione che è evidente in molti passaggi del libro.

Una delle qualità migliori di Binaghi è quella di far riflettere il lettore utilizzando una letteratura di genere, d'intrattenimento. In questo romanzo, per esempio, sono molto evidenti le "accuse" contro un sistema (quello moderno), in cui a farla franca sono i prevaricatori, i potenti, coloro che possono compiere piccoli/grandi abusi quotidiani sapendo di cavarsela sempre grazie a denaro e influenza politico-economica.

Ne I tre giorni all'inferno l'indagine sul marciume di questo Sistema non parte però da grandi fatti di cronaca internazionale, come avviene invece per molti thrilleristi americani, bensì da piccoli avvenimenti di cronaca locale. Da qui il protagonista, un umanissimo (nel bene e nel male) Enrico Bonetti, riesce a intravedere pian piano sempre più in profondità l'elaboratezza di un Male che tutto permea e che si ammanta di esoterismo solo per nascondere intrallazzi e giochi di potere molto più terreni e concreti.


Binaghi prende il lettore per i capelli e lo costringe a cacciare il naso nel marciume che ci circonda, e che va dalle piccole schifezze combinate dall'assessore locale, passando per una setta di metallari che "gioca" al satanismo (vi ricorda qualcosa?) a bande criminali che sfruttano la prostituzione, fino ad arrivare a chi pianifica un futuro da incubo, giocando a "fare Dio", con ricerche scientifiche a cavallo tra genialità e abominio.

L'autore è dunque molto concreto, doloroso nel volerci mostrare quanto a fondo il nostro mondo si è lasciato corrompere e tradire. Impossibile non notare gli scossoni che Binaghi dà a ciascuno di noi, sottolineando più volte come sia stato facile da parte del sistema rincoglionirci attraverso la televisione di bassa lega (del resto il mefistofelico dottor Goebbels fu il primo a capire la potenza di questo mezzo), ma anche con internet, traboccante di insidie e schifezze.


I personaggi di Binaghi sono altrettanto credibili, ben caratterizzati e mai stereotipati. Questo, in particolare, è un pregio di cui pochissimi scrittori possono vantarsi. Partendo da Enrico Bonetti, cronista curioso e intelligente, ma non certo privo di difetti e contraddizioni, passando per Frate Remigio, personaggio di molta luce ma anche con qualche ombra, fino ad arrivare a Ljanka, prostituta ma al contempo rappresentante quasi "virginale" di quel Bene innocente e minacciato che Binaghi tratteggia con mano poeticamente noir.

Chi sta invece dalla parte del Male, spesso non si accorge nemmeno dell'ingranaggio oscuro di cui è complice. Ed è proprio qui la chiave della sempre più probabile vittoria di quest'ultimo sulla sua controparte luminosa: la banalità, l'irresponsabilità e l'egoismo, tutte compenenti essenziali per far funzionare un Sistema basato sullo sfruttamento di innocenti, indifesi e degli inconsapevoli.

Un romanzo godibilissimo, ma che non si può leggere a cuor leggero, facendo finta di niente e accontentandoci nel dire che comunque "è tutta fiction". Perchè, questa volta, probabilmente non lo è.